- Dave viene per pranzo?- Chiese Nicola appoggiando sul ripiano marmoreo del tavolo un sacchetto di carta da pacchi e tirandone fuori il prosciutto crudo tagliato a fette sottili e del morbido pane, comprati nel tragitto tra casa sua e casa Wild.
- Quando l’ho chiamato sembrava contendo che ci fossi tu e non Joshua, quindi va a pranzo a casa di sua madre, suo padre è tornato ieri sera, ed è un preoccupato per Gracia. Sai come finirà? A tavola Enrique farà uno dei suoi commentini acidi, il padre sbatterà il pugno sul tavolo e gli dirà che in casa sua non accetta in casa sua la maleducazione, Gracia si tapperà le orecchie con le mani e correrà piangente in camera, Dave la seguirà per consolarla e la madre getterà uno o due piatti per terra.-
- A casa mia non litigavamo mai. Però c’era molta indifferenza, non condividevamo niente, né gioie, né dolori. Hai visto come è finita, mio padre ci ha abbandonati e mia madre finalmente è felice.- Commentò Nico porgendogli un panino ripieno.
- Tra un’ora devo essere dall’altra parte della città. Mi accompagni?- Elias addentando il pane si sbriciolò addosso. Nicola si sporse per scostargli dal mento le briciole, poi gli poggiò una mano sulla fronte per sentire la temperatura corporea.
- Hai ancora un po’ di febbre. E’ una cosa molto importante?- Prendendo un biglietto da visita che gli porse Elias e leggendo il nome “Nikki for Tattoos”- A beh, se hai un appuntamento… vengo con te, andiamo con la metropolitana. Sbrigati a vestirti.-
Elias corse in camera e spalancò l’armadio, agguantò dei pantaloni attillati scuri, gli stivali lucidi con le fibbie metalliche e un maglione largo, smagliato e vecchio, si vestì veloce e si scompigliò i capelli pensando che doveva andare a trovare Nina per spuntarli e chiacchierare un po’, magari Ysidro non era ancora partito.
Camminarono per una decina di minuti sotto il pallido sole autunnale, l’insegna della metropolitana lampeggiava sporca di vernice spray. I tunnel sotterranei erano freddi, come i volti di chi li squadrava. Si tenevano per mano, lo facevano da anni, giocavano a fare i “fidanzatini” e giocavano a indovinare i pensieri della gente. Quell’uomo là, brizzolato e sportivo, leggermente schifato ma si intravedeva un’ammirazione per il coraggio. Una vecchina coi capelli bianchi raccolti sopra la nuca e il cardigan blu, materna e soddisfatta dell’amore, di qualunque tipo. Un giovane dal mento molto pronunciato, spaventato e disgustato. Una ragazza, rossa in viso, probabilmente per i pensieri erotici. Una ragazzina corse incontro ad Elias e gli chiese l’autografo, era magra, coi capelli lunghi sul viso, un cappello calcato sugli occhi, le spalle ingobbite e i vestiti scuri, l’insieme dava un senso di triste pesantezza. Dopo mezzora di metropolitana riemersero in superficie, si trovarono in un lungo viale alberato, ombroso e silenzioso. Elias attraversò la strada deserta. Un uomo era seduto su dei gradini, era abbronzato, con i capelli completamente rasati e la nuca tatuata, indossava una canottiera che metteva in risalto le braccia muscolose e tatuate. Non era certamente bello, ma emanava un fascino pericoloso. Aveva gli occhi velati, tristi e scuri e il labbro inferiore gonfio per i piercing e imbronciato.
- Ciao Aaron! Sono in ritardo?- Domandò Elias salutando il tatuato.
- Oh ciao! Ti aspettavamo, sei l’unico appuntamento della giornata. Krista è già in ambulatorio.- Poi notando Nicola aggiunse. – Oh, il poeta! Senti un po’, per caso potresti mettere dei nostri volantini in negozio? Sempre se Joshua è d’accordo. Gli unici clienti, più amici che clienti, che mi sono rimasti siete voi del centro Flowers.-
- Il Flowers è defunto.- Rispose lapidario Elias, dirigendosi verso l’ambulatorio.
Una donna alta, morbida, li accolse sorridente, aveva gli occhi grigi, i capelli lunghi con la frangetta nera e le punte azzurre. Portava un lungo vestito bianco e degli stivali borchiati azzurri, rovinati sulle punte. Sembrava una regina, l’ambulatorio, piccolo e stretto, con poster e esempi di tatuaggi sul muro, era il suo regno.
- Ciao Nico! Ciao piccolo elfo! Come và? Che devo tatuarti?- Esclamò ridente.
- Ciao Krista! Volevo una sigla all’interno del polso destro. Aaron mi sembra triste, cosa gli è successo?- Chiese Elias scostandosi distrattamente i capelli dalla fronte.
- Aaron sta molto male, fisicamente è fortunato solo che lo sta distruggendo dentro. Sapete, è un portatore sano di AIDS.- Abbassò gli occhi sotto lo sgomento di Elias e Nico. Il viso era contratto, sconvolto e gli zigomi alti lo rendevano duro.- Ha smarrito il suo spirito da Pollyanna. Cazzo! Poteva essere malato seriamente, invece è fortunato! Portatore sano… lui non si ammalerà mai, ma il suo sangue è infetto. Ha paura persino a sfiorarmi, baciarmi, anche se tutti sanno che si trasmette in altri modi. Ma adesso non parliamone. Elias, siediti, riesci a disegnare quello che vuoi tatuato?-
Elias si sentiva svenire, scomparire e pensava a Aaron e a Krista, e ad un amore così forte e passionale, annientato da una malattia brutale che esclude l’intimità sessuale.
- Queste tre lettere, proprio dove passano le vene- Disegnò un foglietto tre lettere piccole, snelle, monocromatiche. Una T, una R e una W.- Lo so che il polso è già una zona dolorosa, ma ti prego, non tatuarle con la macchinetta, ma marchiale a fuoco. I tatuaggi sono nati così, violenti, l’atto del tatuare è violento, il significato è violento. E’ completamente simbolico. Non voglio dimenticare, non potrei mai dimenticare.-
- Io non credo di riuscire a farlo, vedi, un conto è se ti entra in negozio un tizio gigantesco, già tutto tatuato, e mi chiede se posso marchiargli una pin up. Ma, tu sei diverso, non puoi deturparti così. Spero che sia un tatuaggio ragionato.- Krista posò ancora per qualche secondo gli occhi sul disegno.- Oddio! Ma è per Tris! Perché? Hai un sacco di persone che ti vogliono bene, e che ti amano, prova a guardare avanti, questa strada non puoi percorrerla mano nella mano col passato, hai bisogno di vivere. Però se è quello che vuoi… vado a chiamare Aaron- Krista uscì dall’ambulatorio, Nicola si avvicinò a Elias, gli si inginocchiò davanti e gli poggiò i gomiti sulle gambe. Il biondo gli sfiorò uno zigomo con le lunghe dita.
- Anche te non sei d’accordo.- Mormorò sorridendogli, il moro scosse la testa.
- Vieni Nicola, ti preparo un the.- Sussurrò Krista lasciando soli Elias e Aaron.
- Allora, finalmente esci con Elias?- Domandò Krista porgendogli una tazza fumante.
- No, io non, cioè, noi non, lui sta con un altro, credo.- Balbettò Nicola arrossendo e portandosi una mano ai capelli, facendo cadere una ciocca scura a coprirgli gli occhi verde chiaro, vicino alla pupilla blu con sfumature violette.
- Sei sempre il solito, ti imbarazzi tantissimo. Con chi, comunque?- Continuò la donna sorseggiando il the come lo stereotipo di un’anziana e rispettabile signora inglese, capelli tinti, trucco pesante, piercing e tatuaggi inclusi.
- Con Dave.- Borbottò il moro a bassa voce, gettando inconsciamente un’occhiata alla porta dell’ambulatorio, lui non amava sua moglie, amava Elias. Posò su un tavolino ricolmo di biglietti da visita e volantini di concerti il the.
- Ah, David! Il batterista? L’ho visto solo un paio di volte. Com’è? Simpatico o no? Frequentava il Flowers anche lui, ma stava esclusivamente con Tristan. Ti manca vero? Il rosso ti manca?- Esclamò Krista aggiungendo un goccio di vodka al the.
- Manca a tutti. Elias si sta distruggendo, credo che non gli importi di morire, qualche mese fa siamo stati in un grattacielo, eravamo sul terrazzo dove atterrano gli elicotteri, era semplicemente splendido, albeggiava appena, la metropoli luminosa si fondeva in un delicato amplesso con il chiarore rosato del mattino. E lui sul bordo, con una bottiglia di vodka quasi vuota in mano, si sporgeva e piangeva e rideva, barcollava e vomitava. Sempre sul ciglio, sempre sul punto di cadere. Un equilibrista a duecento metri, quando basterebbero anche solo cinque piani per sfracellarsi, ed era così selvaggio e ultraterreno. Io lo amo. Vorrei proteggerlo da se stesso ma non ci riesco, mi paralizzo dal terrore.- Concluse Nicola massaggiandosi le tempie.
- Capisco perché Aaron dice che sei un poeta. Le tue passioni sono poesia, la tua vita è poesia, la tua normalità è poesia.- Disse ammirata Krista, sorridendogli con materna dolcezza.- Tu sei sposato, Elias sta con Dave, ma nessuno di voi due contempla la monogamia. Elias sa di quello che provi per lui, e lo ricambia. Il vostro amore non richiede nulla, è basato esclusivamente su cose immateriali tramutate il materiali. Non è come dire ti amo dopo una carezza, è come dire ti amo e ricevere una carezza. Capisci? Non temere, non vergognartene, non cercare di soffocare la tua anima, vivi, ama, amalo e amati, perché amare non è mai sbagliato.-
La porta dell’ambulatorio si spalancò, Nicola rivolse il suo sguardo dolcemente innamorato ad un Elias infantilmente imbronciato. Salutarono Krista e Aaron e uscirono in strada, un centinaio di metri dopo Elias si strappò la benda che copriva il tatuaggio e la pelle arrossata, precedeva il moro di pochi passi. Il freddo vento faceva dimenare i rami e strappava le foglie ingiallite dagli alberi, che in un turbinio di colori planavano sull’asfalto e lì riposavano, disturbate dai calci dei bambini. Elias si voltò di scatto, e, visto che nonostante gli stivali non era tanto alto, si alzò in punta di piedi e raggiunse le labbra di Nico. Il moro non approfondì quel delicato bacio.
- Ma, Nico… tu deridi la verità.- Mormorò il biondo calciando un cumolo di foglie.
- E tu l’accetti questa verità?- Gli chiese Nicola portandosi una mano allo zigomo bagnato di caldo e salato. Il tono era piatto e senza emozioni traditrici.
- Sarebbe tutto così semplice…- Continuò con un filo di voce Elias, il moro gli passò un braccio attorno alla schiena e lo strinse a sé. Il biondo barcollando e fissandolo con lo sguardo tristemente ferito, scrollò le spalle per staccarsi da lui.
- Scusami, ho sbagliato tutto. Dimmelo che sono peggio di un’aragosta nello stomaco di un politico affogata nello champagne. Puoi dirlo?- Gli sussurrò Nicola.
- Sei peggio di un’aragosta nello stomaco di un politico affogata nello champagne. Sì, con le chele intere e qualche pezzo arancione ancora vivo.- Disse incerto Elias.
- Ti senti meglio?- Chiese il moro guardandolo apprensivo.
- No, ma… Hai delle labbra così belle.- Disse ammirato il biondo. Il ragazzo sorrise e gli accosto le labbra alla bocca. Nicola questo bacio non poteva certamente negarglielo.
CITAZIONE
I primi capitoli li ho letti su EFP, li trovavo carini, ben scritti anche se si nota la mancanza di una beta. Per leggere gli ultimi, dal sesto al dodicesimo, ho fatto una maratona questa notte con il mio portatile a letto. Che dire,è una storia che è iniziata tiepida, ben scritta, ma scontata. Dal sesto in poi tutto cambia, matura, si evolve e affascina, probabilmente te ne sei accorta (sei una ragazza, vero?) anche te, perchè hai inserito molti più personaggi, più descrizioni e più dialoghi, hai allungato e curato di più i capitoli. Mi piace molto. Da storia romantica è passata a drammatica, si percepisce la tensione, il dolore di un ragazzo stuprato dalla vita. Credo che il mio personaggio preferito sia Elias, per la sua poeticità e la sua introspezione. E poi. diciamolo, dalle descrizioni sembra il più affascinante. Mi ha fatto piacere che hai introdotto personaggi particolari e di varie nazionalità come Dave e Joshua, Nicola mi sa un pò di francese, non so il perchè. Comunque continuerò a seguire questa storia, sperando che aggiorni presto.
Ti piace Venus in Furs dei Velvet Underground?
Ciao, un bacio.
Sono così contenta della tua sincerità. In effetti me ne sono accorta pure io, in pochi mesi sono maturata e anche quello che scrivo è mutato.
Concordo riguardo Elias.
Venus in Furs? E' bellissima...
Shiny, shiny, shiny boots of leather. Whiplash girlchild in the dark...Ma la mia preferita è Heroin.