| Ragazze sono davvero contenta che vi piaccia... veramente
Il suono della campanella dell’intervallo si fece sentire subito, dopo due ore di disegno dal vero, dove Andy spiava i meravigliosi schizzi del suo compagno di banco, che attraverso le lodi dell’insegnante lei conobbe come Gerard. I suoi compagni di classe semplicemente lo ignoravano durante la lezione, ma si comportavano diversamente all’intevallo. -Ehy Way, hai intenzione di parlare oggi?- -Guarda come è dimagrito il nostro ex Palla Di Lardo!Dimmi sei per caso innamorato?- Gerard si alzò con indifferenza dalla sedia e sorvolò i due che lo stavano prendendo in giro. Andy sentì dentro di se dispiacere per quel ragazzo, e tutto ciò che doveva sopportare, o essere invisibile o strumento per divertire una mandria di bovini all’ingrasso, ma con lei non aveva avuto alcun rapporto che rasentava l’umanità quindi non poteva ricambiare ancora in gentilezza. Semplicemente anche lei uscì fuori dalla classe e varcò ancora quel corridoio, dove i muri parevano ancora più bianchi. Intorno a se vide come foto istantanee i gruppetti di ragazzi e ragazze divisi in veri e propri ceti sociali. Si sentì molto triste per questo. Ogni persona aveva una vera e propria etichetta cucita con dell’ago invisibile addosso. E lei che etichetta aveva? Quella di Inesistente? Fortunatamente in questa scuola non c’era l’orario intero. Quindi non esisteva la mensa. E per il suo, piccolo segreto che la corrodeva giorno dopo giorno dentro, c’era ancora un nascondiglio sicuro. Ma quando passò davanti al distributore delle merendine qualcosa si risvegliò in lei. Il mostro voleva nutrirsi. Nutrire e vomitare ciò che aveva ingoiato dentro di se. Fallo e sarai pura una volta per sempre.
Lui ti amerà ancora di più vomitando ciò che nutre i normali esseri umani Andy Lui non è umano è un Dio nato per seguirti e quindi sarai pura per lui ti nutrirai e volerai al tempo stesso …
Come in trance Andy spese cinque dollari in merendine e si chiuse dentro il primo bagno che vide.
______________________________________ Gerard Way___________________________ Gerard aveva una vera e propria impellenza. Come respirare lui doveva spararsi giù per l’esofago qualcosa di forte che superava addirittura l’alcol. Ma cosa? Quale sarà la sua prossima arma di distruzione? Ma quando la vide, si dimenticò di tutto questo. Non pensò ai mezzi di distruggersi, voleva solamente ricrearsi per essere perfetto come lei. Con quella sua camicetta bianca, la gonna azzurra chiacchierava con una sua amica di un qualcosa che a Gerard non era possibile sentire da quella distanza, ma sapeva e pensava che sarebbe stato di certo qualcosa di importantissimo. La guardava con avidità bruciante, innamorato più che mai di ciò che è davvero etereo per lui. Con una matita mentale cominciò a tracciare i lineamenti del suo volto perfetto, su un foglio bianco inventato, tracciò i fili biondi di quei capelli la vivacità degli specchi azzurri che aveva come occhi. Il verde bottiglia degli occhi di Gerard divenne ancora più chiaro dal panico quando si rese conto che lei si era girata e l’aveva visto. Vergognandosi più che mai scappò. Il bagno dei maschi era più vicino e senza pensarci si chiuse addirittura la porta della stanza a chiave. In quel bagno non ci andava mai nessuno perché solo un gabinetto era funzionante, E si spaventò quando sentì dei conati spaventosi giungere dalla porta chiusa di quel bagno. Una vera e propria pena, la persona strillava tossiva e vomitava. I suoi singhiozzi provenivano da un luogo chiamato anima che lui conosceva troppo bene. Non sapeva che fare. Non sapeva nemmeno se era un uomo o una donna perché tossiva troppo violentemente. Gerard Way continuò a sentire quella tortura senza poter fare nulla, incapace persino di muoversi. _______________________________________ Andy Carter______________________________ Stava finendo. Lo sentiva. Il tremore era diventato troppo forte, non riusciva a far stare fermi i polsi. Prese dalla tasca una salviettina e una mentina e si rassettò tutta. Poi con molta fatica si alzò in piedi e uscì con fatica fuori dal bagno. E la cosa che davvero la stressò più di tutte era vedere Gerard o come si chiamava fuori dal bagno, vicino a uno specchio attaccato malamente al muro e un lavandino sbeccato che la fissava con terrore. ___________________________________ Gerard Way_______________________________ Vedere la sua compagna di banco uscire da un gabinetto maschile madida di sudore e sofferente, ma con una espressione di perversa serenità sul volto non fece una bella impressione a Gerard. -Way.- salutò lei con un freddo cenno del capo. Gerard si limitò a guardarla, poi l’indifferenza per tutto il mondo intorno a lui lo prese con furia scaraventandolo nella sua normale apatia. Semplicemente, non l’abbracciò o le chiese come stesse o cosa la spingeva a fare così come avrebbe fatto chiunque. Si voltò e se ne andò. Degli sconosciuti lui non voleva sapere niente. Mancavano due ore ancora prima che potesse buttarsi fra le calde braccia di una bottiglia di vodka, o la fresca rassegnazione di una birra. Del vomito di Andy non ci faceva nulla. Non lo poteva mica bere. Avrebbe di certo bevuto anche l’infantilità della ragazza, perché era certo che lei era infantile. Non era mica il suo angelo biondo, lei. A proposito...che dine aveva fatto il suo amore?
_____________________________________ Andy Carter________________________________ Andy passò due secondi a guardarlo andare via poi si dimenticò completamente di lui. Si guardò nello specchio sudicio e uscì quando la campanella era appena suonata. Vide la sua classe in fila indiana lungo le scalinate principali e si unì a loro, sola, Way che usciva dalla fila come se la faccenda non gli riguardasse affatto. Andy pensava con orgoglio al suo stomaco vuoto, al fatto che un giorno le sue ossa spunteranno fuori dalla carne rendendola immortale come una spiga di grano, che è in grado di piegarsi anche ai forti venti. E mentre pensava a questo una melodia leggiadra di pianoforte si sentì nell’aria. Una sinfonia carezzevole e malinconica, abbracciava l’aria in cerchi concentrici. Andy poteva vedere i La i Sol le scale i diesis le chiavi di violino ferme sul soffitto e roteare insieme. E Andy, come sotto ipnosi sentì il bisogno impellente di cercare quel piano di abbracciare il pianista e di piangergli sulla spalla. Così si staccò dalla fila che andava al laboratorio di informatica e lasciandosi guidare dal suo istinto, un po’ folle quanto donna per trovare l’aula di musica. La trovò con la porta socchiusa. Spiò attraverso la piccola apertura. E vide il suo angelo concentrato con gli occhi chiusi e rilassati. Tutte le finestre erano spalancate perché, come le aveva detto il preside, quell’aula era soffocante, e lui per coprirsi dal vento gelido che gli carezzava i capelli , si era messo un lungo mantello nero che lo rendeva un fiore unico in mezzo all’aridità del tutto o del niente nel caso. I suoi compagni di classe lo guardavano ammirati, le ragazze avevano lo sguardo vitreo. Era troppo per lei. Si voltò e scappò dal suo amore, e raggiunse di volata la sua classe che era già un pezzo lontano da lei. Ma che importanza aveva… lei pensava nessuna. Sapeva cosa fare.
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