Memories, Ehssì...

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°Binca_romancer°
view post Posted on 26/8/2009, 21:21




bellissimaaaa continua!
 
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_Nemesi____
view post Posted on 26/8/2009, 21:45




Grazie infinite! Credevo che non la stesse leggendo nessuno xD
 
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_Nemesi____
view post Posted on 27/8/2009, 15:43




Capitolo 8 – Nuovo

Il viaggio sembrò meno lungo del previsto, con Bob che chiacchierava su tutto ciò che gli passava per la testa e Frank che lo seguiva a ruota. Parlavano di musica, ed era saltato fuori che Bob suonava la batteria nel tempo libero, sebbene lavorasse come tecnico del suono. Almeno, fino a quel momento. Sembrava non importargli nulla del lavoro perso, dei soldi mancati. E i suoi genitori? non dicevano niente? gerard non poteva viaggiare con uno sprovveduto del genere, ma Bob disse ripetutamente che a casa non si preoccupavano, e comunque li aveva avvertiti giustificando quell’imminente partenza come un viaggio-studio. Quanto al lavoro, diceva nella maniera più tranquilla e naturale possibile, che l’avrebbe trovato immediatamente, non appena questa storia sarebbe finita.
-A proposito di soldi, noi come stiamo messi?- chiese Ray.
Gerard frugò nelle tasche, prese il portafogli, tirò fuori tutti gli spiccioli che aveva –Io ho 26 dollari e 55 centesimi-
-Io 20 dollari e 35- disse Frank
-Io 24 e 12-
Guardarono tutti Bob, che fece un sorriso smagliante e mostrò la sua monetina –Una quarto di dollaro!-
Avevano fatto davvero bene, a portarselo in giro? Tuttavia, era l’unico a conoscere New York come le sue tasche. Sperarono solo di non ritrovarsi a dover scappare da qualche negozietto derubato dal biondino in assenza di soldi.
Notarono poi che il treno andava a una velocità minore, sbuffava più del solito e fischiava. Forse erano arrivati?
A dare la conferma fu Bob –Bene, gentili passeggeri, benvenuti a New York. Restate seduti ai vostri posti e non scendete finchè il treno non sarà del tutto fermo. Ricordiamo che è assolutamente vietato fumare, bere, dormire, leggere riviste porno, provarci con le belle signorine a bordo, e andare in bagno di nascosto per sfuggire al controllo del biglietto-
-Cavoli!- disse Frank –Già da qui sembra tutto un altro pianeta!-
-Siamo arrivati, finalmente-
-Già… Siamo finalmente a New York-
Uscirono più in fretta che poterono dalla stazione, ritrovandosi spaesati, eccetto Bob, di fronte a quei grattacieli immensi. Alti , altissimi. E loro che prendevano in giro Frank per la bassa statura… In mezzo a quella caotica città si sentirono delle nullità, senza possibilità di cavarsela da soli. Se loro si sentivano così, figuriamoci Mikey.
-Ray, sembri impressionato anche tu. Non avevi detto di esserci già stato?-
-Sì, ma quella volta ero tutto impegnato a pensare ai Maiden, che a fare il turista-
-Bene, gentili signori- disse Bob imitando una voce femminile –Benvenuti a New York, la Grande Mela, il fulcro dell’America, l’insieme delle culture eccetera eccetera. Alla vostra destra potrete trovare dei tipici cittadini newyorkesi camminare per le strade-
-Ooooooh…- esclamò Frank
-Non è il momento di fare i turisti, abbiamo già perso fin troppo tempo. Andiamo-
Fermarono chiunque, anche stranieri, descrivendo in modo dettagliatissimo Mikey. Ma nessuno sembrava averlo visto. Stavano per perdere le speranze, mentre si riposavano davanti alla statua della libertà. Normalmente l’avrebbero ammirata e scattato qualche foto, ma non era proprio l’umore giusto quello.
-Almeno possiamo dirgli che non gli è successo niente, ancora. Anche se questa è una grande città, se per caso ci fosse un incidente o cosa ne sarebbero tutti informati- disse Ray
-Non voglio nemmeno pensarci- Gerard prese un binocolo, tra i tanti che venivano usati per vedere meglio la statua, e ci giocherellò un po’.
-Certo che quella statua è enorme anche vista da questa distanza- disse Frank –Fa un certo effetto vedere una cosa simile e poi il mare…-
-E’ davvero enorme- spiegò Bob –Senza il piedistallo è alta 46m, da terra fino alla fiaccola 93. E’ stata costruita dai francesi Bartholdi e Eiffel, come ideale di benvenuto a chiunque sarebbe venuto a New York. Rappresenta una donna con una corona e vestita come gli antichi romani con in alto la fiaccola della libertà, mentre nell’altra mano ha il libro con segnata la data del 4 luglio 1776, quando abbiamo ottenuto l’indipendenza. Le sette punte della corona rappresentano i continenti e i mari. Ai piedi vi sono delle catene spezzate che simboleggiano la liberazione-
-Come diavolo fai a sapere tutte queste cose?-
-Le ho studiate a scuola. Voi no?-
-Ehm…- erano proprio di un altro livello, loro.
Gerard, senza un interesse particolare, cominciò a fare innocue domande da turista –Quindi è possibile vederla da vicino?- si mise il binocolo –E’ su un’isola…-
-Certo che si può. l’isola, insieme alla statua, è considerata monumento nazionale-
-Vedo del movimento verso la statua…-
-Dentro c’è un ascensore che porta fino alle corone, dove ci sono delle finestre da cui è possibile vedere New York-
-Significa che è possibile… Entrare nella statua?-
-Certo. Però non ho idea se si paghi e quanto-
-Cavolo… E’ bestiale…-
Gerard ebbe un’idea –Vi va di farvi un giro nella statua?-
-Come?-
-Aspetta, ho capito…- disse Ray –Mikey potrebbe essere lì-
-E se siamo fortunati lo becchiamo. Andiamo- disse Gerard, ritrovando la speranza.
Purtroppo, per salire su quella statua, ci volevano soldi, e Bob non ne aveva.
-Non c’è problema, ragazzi. Andate voi, io aspetto qui-
-Scherzi, vero? Dobbiamo stare uniti qui-
-Dobbiamo trovarci i soldi, ma come?-
-Ah, questo non è un problema. Avete degli strumenti a portata di mano?-
-No-
-Sapete ballare?-
-No-
-Cantare?-
-Gerard sa cantare!- disse Frank come se avesse avuto un colpo di genio –E anche piuttosto bene-
Gerard arrossì –No, non credo che…-
-E invece sì sì sì sì…- gli fece il solletico sul collo –Ti fai insegnare da tua nonna! Non negare l’evidenza, io ti ho sentito-
-Non so se c’è da fidarsi molto dei tuoi gusti- disse Ray
-Però è pur sempre qualcosa. Venite con me- disse Bob
camminarono per un bel po’, si sentivano i piedi quasi stanchi e non avevano la minima idea di dove li stesse portando Bob. Quando finalmente entrarono in un negozio di musica.
-Bob! Che sorpresa vederti qui senza il signor Thomas! Cosa posso fare per te?-
-Come andiamo, Jackie?- disse Bob salutando calorosamente la ragazza tutta tatuata, proprietaria del negozio –Ho bisogno di un grandissimo favore. Mi servono degli strumenti-
-Certo, dimmi pure. Immagino una batteria-
-No, troppo ingombrante. Un tamburello è più che sufficiente. E due chitarre classiche, mi servono giusto per una mezz’oretta, te li riporto subito. Ti pago il noleggio-
-Uh, d’accordo. Ti farò un notevole sconto. Aspetta qui un secondo-
Mentre aspettavano l’arrivo degli strumenti, Ray e Frank tartassarono di domande Bob, il quale rispondeva sempre “Aspettate e vedrete”. Gerard era invece impegnato ad ascoltare la radio, la musica di quel negozio. Un brano di David Bowie. E, se prima teneva leggermente il ritmo, dopo non si controllò e cominciò a canticchiare, seppure a voce non troppo alta -He looked a lot like Che Guevara… Drove a diesel van… Kept his gun in quiet seclusion… Such a humble man… The only survivor… Of the national people's gang…-
Non immaginava che qualcun altro lo stava ascoltando –A quanto pare Frank ha gusto- disse Bob facendo un sorriso sghembo.
-Bene, ora che siamo fuori…- disse Frank con una chitarra classica in mano –Ci spieghi che dobbiamo fare con questi strumenti a noleggio e in mezzo a una strada?-
-E’ moooooolto semplice, Frank. Noi suoniamo, Gerard canta, la gente ci butta i soldi e poi andiamo alla statua-
Lo guardarono tutti sbalorditi. Che razza di piano. Assurdo.
-Ci potrebbero volere ore prima che troviamo i soldi necessari. Senza contare che dobbiamo pagare anche il noleggio di questi-
-Con Jackie me la risolvo io. Voi suonate e basta-
-No, non credo di poterlo fare…-
-E invece sì, Gerard! non devi aver paura! Anzi, cogli l’occasione per fare il tuo debutto in grande stile in una città come New York!-
-No, no. Stonerò. Oh, se stonerò! Rovinerei tutto e la gente non ci darebbe nemmeno un centesimo-
-Non ti preoccupare. Pensa che la gente al posto della testa abbia… Abbia… La faccia della statua della libertà. Ok?-
-Cosa?-
-Dai, tutti ai vostri posti!-
La statua della libertà sulle teste dei passanti? Gli sarebbe venuto da ridere e avrebbe peggiorato la situazione. Però ormai c’era, non poteva mollare tutto. Si sentì la responsabilità di tutti e tre sulle spalle. E Mikey. Doveva farlo per Mikey. Lui gli chiedeva sempre di cantargli qualcosa.
Qualcosa di Bowie, per esempio.
Gerard chiuse gli occhi. Non ce l’avrebbe fatta a reggere gli sguardi della gente.
Malgrado tutto, erano stati abbastanza bravi. La gente buttava soldi, molta più gente di quanto non si aspettavano.
-Mamma, è cieco quello che canta?-
-No, tesoro, non lo vedi che ha solo gli occhi chiusi?-
-Vai, Gerard, stai andando alla grande. Ci mancherebbe un balletto-
-Gerard un balletto? Questa sì che è bella!-
-Però, sai suonare, Iero…-
-Direi che ora puoi anche chiamarmi Frank, amigo-
C’era sintonia tra loro, contrariamente a quel che si pensava. In particolare, c’era una ragazzina che si era fermata ad ascoltarli. E anche compiaciuta. Gli lasciò ben 20 dollari. Bè, era ancora una ragazzina, non aveva molto senso del denaro. Ma ai ragazzi faceva comodo.
-Siete stati davvero bravi!-
-Eh?- Gerard aprì gli occhi, connettendo di nuovo con la realtà –Dici a noi?-
-No, al palo…-
-Ehm… Grazie…-
-Come si chiama la vostra band? È uno spreco suonare per strada, e senza nemmeno un basso-
-Non siamo una band-
-Davvero? Che peccato…- poi osservò attentamente Gerard –Tu mi ricordi qualcuno…-
-Ragazzina, non ho molto tempo da perdere…-
-Eppure mi ricordi qualcuno che ho incrociato per strada. Mi era venuto addosso, doveva aver inciampato da qualche parte. portava gli occhiali…-
Occhiali?
-Sei sicura? Quando l’hai visto?-
-Uhm… Mezz’ora fa… Poi mi ha chiesto come arrivare alla statua della libertà, ma io non sono di queste parti…-
Gerard sorrise in maniera esagerata –Grazie! Grazie, ragazzina!- prese zaino e soldi velocissimo –Andiamo, ragazzi! Mikey ci aspetta!-
 
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_Nemesi____
view post Posted on 28/8/2009, 16:50




Capitolo 9 – Libertà

-Quanto ci mette quest’ascensore a salire?!- esclamò Gerard
-Sono pur sempre 93m. Dagli tempo- rispose Bob.
Da quando quella ragazzina aveva detto di aver incrociato Mikey e quest’ultimo si stava recando alla statua della libertà, Gerard perse il sangue freddo, aveva fretta, e rispondeva quasi acidamente a tutto e tutti. In una situazione normale l’avrebbero tutti mandato a quel paese, ma in quel frangente non potevano che capirlo.
Il trillo segnò l’arrivo a destinazione. Finalmente Mikey non sembrò poi così lontano.
O forse sì. Che amara illusione ricevettero. Nessuna traccia di Mikey.
-Merda… Dev’essersene andato prima di noi!-
-Oppure potrebbe non esserci venuto proprio qui. Mai fidarsi dei ragazzini. Si sarà sbagliata-
In quello stesso istante la ragazzina che avevo dato indicazione ai ragazzi prima, era davanti a una caffetteria e aspettava impaziente che un ragazzo con gli occhiali, corpo alto e snello, visibilmente stanco, finisse di contare i soldi.
-28, 29 e 30. 30 dollari, ragazzina. Grazie ancora. Se ti fermano ancora quei ragazzi di prima, non mi hai visto, ok?-
-Ok… E’ stato un piacere fare affari con te! Ciao ciao!-
Mikey si rimise il cappuccio, dopo la sua pausa caffè, e si rimise in marcia. Per dove ancora non lo sapeva. L’importante era sparire dalla vista di Gerard, almeno in quel momento. Per poco non si faceva beccare, vicino alla stazione. Si aspettava che Gerard lo cercasse, ma non così in fretta. E quel biondino che girava con loro chi era?
-Gerard, rallenta il passo, cavolo…-
-Muovetevi!-
-Ho bisogno di 5 minuti di riposo…-
-E poi tra poco si farà buio. Non potremmo andare molto lontano. Almeno cerchiamoci qualche bed&breakfast-
Era da un po’ che si lamentavano. Bè, in effetti li stava facendo sgobbare più del dovuto. Non poteva che acconsentire.
-E va bene- disse Gerard sbuffando –Se la guida vuole indicarci qualcosa adatto al nostro portafogli…-
-Agli ordini, mon capitain!- disse Bob sorridente –Ce n’è uno non molto lontano da qui. Seguitemi, prego-
Mikey entrò nel piccolo hotel dall’arredamento moderno, spaesato, a disagio in quell’ambiente così pulito, mentre lui aveva degli abiti che lavava nelle lavanderie newyorkesi, e ormai si stavano consumando.
-Salve… Vorrei una stanza… Parto domattina presto, niente colazione…-
-Va bene… Firmate sul registro…-
-Devo pagare subito?-
-Se vi fa comodo sì-
Una volta pagato, si fece dare la chiave, e chiese espressamente di non essere disturbato. Finalmente poteva farsi una doccia come si deve, starsene tranquillo. Svuotò lo zaino, si svestì velocemente e corse al bagno, sicuro che avrebbe fatto presto amicizia con la vasca da bagno-
-Sicuro che possiamo permettercelo?- chiese Ray alla loro “guida turistica” improvvisata –Sembra così lussuoso…-
-Sì, non ti preoccupare. Non siamo nemmeno obbligati a fare colazione-
-Eh, no- disse Frank –Ho proprio bisogno di un pasto decente-
-Riposatevi finchè potete- disse Gerard, cupo in viso –Io vado a fare una telefonata-
La vecchie scale di legno scricchiolavano. Si erano trovati un edificio molto vecchio, ma in ottimo stato, dal gusto retrò. Sentiva odore di carne alla griglia, e lo stomaco diceva aiuto. Ma cercò di scacciare quel desiderio. Chiese invece di fare una telefonata.
-Mamma… Sì, tutto bene… Bè, nella norma… Non so quando tornerò a casa, ma va tutto bene… Vedrai che tornerà… No, mamma, non piangere…- sentì poi degli strani rumori, per poi udire una voce diversa –Nonna?-
-Non hai nulla da dire, Gerard?-
Aveva capito –Non dirlo a mamma, ti prego…-
-Ok, ma stai attento. Stai sicuro che ti sta pensando. È un bravo ragazzo, non darà colpi di testa-
-Sì, però…-
-E anche tu sei un bravo ragazzo, Gerard. sei sempre troppo in pena per tuo fratello-
-Ma io…-
-Sei proprio un bravo ragazzo, Gerard. sono orgogliosa di te. E anche Mikey lo sarà, non sentirti troppo in colpa- ridacchiò –Ora non metterti a piangere, sei un uomo!-
-Ma nonna…- Gerard singhiozzava –Io…- cercava di soffocare i singhiozzi –Grazie… Vedrai che te lo riporto…-
Restò a piangere davanti al telefono per diverso tempo. Si vergognava di mostrare queste emozioni davanti ad altre persone, tranne che con la nonna. Sentiva un peso strano, sulle spalle, un qualcosa di molto più grande di lui da affrontare. Sembrava che tutti pretendessero troppo da lui, aveva 18 anni, cazzo! Eppure bastava chiacchierare con lei per sentirsi meglio.
-Io però continuo a dire che non ce lo possiamo permettere…-
-Invece sì- disse Bob –Guarda fuori dalla finestra- aprì la tenda –Quello è lussuoso-
Davanti avevano un hotel dall’architettura molto più moderna, molto più bello, molto più lussuoso, senza dubbio.
Ma Bob rise –Ci sei cascato! In realtà costa poco più di questo! Voi provinciali sembrate venire davvero da un altro pianeta! Qui l’apparenza non è tutto-
Gerard era appena arrivato, e si stava togliendo la maglietta per farsi una doccia.
-Oh, Gee, sei tornato! Vai a farti una doccia?-
-Ne ho proprio bisogno-
-Ok…- poi fece una faccia strana –Fermo lì!-
Gerard si fermò, un po’ perplesso
-Sei dimagrito!-
-Eh?-
-Mettiti di profilo- Gerard, seppur controvoglia, si girò –Cavolo, sei dimagrito davvero! Però è perché stai mangiando molto meno, vero?-
-Bè, non ho mai fatto così tanto movimento in vita mia. e ora, se vuoi scusarmi…- si chiuse in bagno, sorridendo compiaciuto.
 
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°Binca_romancer°
view post Posted on 28/8/2009, 22:07




continua please! io sono drogata da fan fiction XD
 
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_Nemesi____
view post Posted on 28/8/2009, 23:14




A' demain un nuovo capitolo! xD
 
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_Nemesi____
view post Posted on 30/8/2009, 16:35




Capitolo 10 – Metà

Frank fu il primo ad alzarsi, colto dai primi raggi solari. Senza fare rumore andò a lavarsi la faccia e si vestì, col buonumore. Guardò gli altri, ancora addormentati. Prese un bel respiro e salendo su una sedia urlò con tono regale –BUONGIORNO, MIEI SUDDITI!-
I ragazzi si svegliarono spaventati, travolti, confusi e ancora pieni di sonno. Con occhi socchiusi guardarono la piccola figura di Frank che sorridendo continuava a gridare –COME STA OGGI IL MIO POPOLO? E’ PRONTO PER UNA NUOVA GIORNATA AL SERVIZIO DEL PROPRIO RE?!-
-Frank… Ma che ti saltà in testa?!- disse Ray scocciato
-MI DISPIACE, MA IO SONO IO… E VOI NON…*-
Ray lanciò il cuscino di Gerard sulla sedia di Frank, il quale perse l’equilibrio e cadde col sedere per terra
-Mi dispiace, ma oggi sua maestà si fa i cazzi suoi da solo- detto questo tornò a sonnecchiare ancora un po’
-Frank, ridammi il cuscino- disse Gerard mezzo addormentato.
E Bob? Dormiva.
-Come mai stamattina ve la prendete così comoda? Mikey potrebbe essere ovunque-
-Alle 6 di mattina sarà a dormire come tutti i cristiani-
-Ma è proprio questo il momento propizio! Lo sorprenderemo nel sonno!-
-Maestà, fatevi un’altra dormita e non rompete le palle-
Mikey addentava un cornetto, osservando le tv esposte in un negozio di elettronica. Soprattutto, rimase ad ascoltare attentamente un notiziario del New Jersey.
-Ancora non si trova traccia del giovane Michael James Way, residente a Belleville da qualche anno con la sua famiglia. La denuncia è stata fatta già da qualche giorno e la polizia sta cominciando a indagare al di fuori del New Jersey-
Merda. Non doveva assolutamente farsi trovare.
Anche i ragazzi si erano finalmente decisi a cercare Mikey. Di fronte all’insistenza di Frank non resistevano a lungo.
-Certo che tuo fratello non ha trovato niente di meglio da fare…-
-Raffredda i bollori, Ray…-
-Come mai così di cattivo umore oggi?- chiese Bob
-Chiedilo a sua maestà- rispose Ray guardando male Frank, ma quest’ultimo non gli diede retta.
-Vi dispiace se entriamo in questo negozio? Devo comprare delle batterie per il lettore!-
-Va bene, ma facciamo in fretta-
Senza un motivo valido, Gerard si mise a passeggiare attraverso i corridoi e i tostapane, i microonde, le tv e gli stereo. Ma poi lo colpì una presenza ambigua: un ragazzo incappucciato, e con uno zaino dannatamente simile a quello di Mikey. Accelerò il passo, cercando di non farsi vedere.
-Bene, ora possiamo… Ehi, ma dov’è Gerard?-
Quella voce… Frank! Poteva riconoscerla tra mille! E poi non c’erano molti Gerard.
Si guardò spaesato, il piccolo Mikey, attento a non dare nell’occhio. Ormai era diventato troppo pericoloso aggirarsi per New York. Si sbrigò a uscire, mescolandosi tra la gente e sgattaiolando verso l’uscita.
E Gerard non poté che trovare strani quei movimenti. Era lui. Ma merda, era scappato! Perché lo evitava così? In ogni caso, non era il momento adatto per farsi domande. Corse anche lui verso l’uscita.
-Gerard! Dove…-
-La prossima volta tappati la bocca, Frank!- e li liquidò così.
-Ma ce l’avete tutti con me stamattina?- rispose imbronciato Frank.
-Paga in fretta, piuttosto! Mi sa tanto che Gerard l’ha trovato!- e anche Ray si mise a correre –Sbrigati!-
Gerard correva, ma la folla impediva di distinguere bene quel ragazzo che correva. Forse si sbagliava, ma l’ansia non gli permetteva di ragionava a mente fredda, in quel momento.
-Mikey! Mikey, fermati!-
Il fatto che quel ragazzo aumentava la corsa non fece che confermargli che era lui
-Mikey, cazzo, fermati! Sono tuo fratello!-
Forse era proprio per questo che correva così forte.
Finchè… Non lo perse di nuovo di vista. Era bravo a fuggire, maledetto…
Anche i ragazzi lo raggiunsero, col fiatone –Gerard! Davvero hai trovato Mikey?!-
-E’ scappato…- disse lui col fiatone –Restiamo in zona… Non può essere andato lontano…- mordicchiò con forza le nocche, frustrato.
Mikey ormai era al sicuro, in una stradina di periferia. Ripreso il fiato, avvicinò un ragazzino.
-Ehi, ragazzo… Ti interesserebbe un film?-
-Un film?-
-Della disney. Te lo vedo a poco-
Il ragazzino ci pensò su –Mmmh… Ce l’hai Hercules?-
-Certo- prese dallo zaino una cassetta con scritto Hercules –Però devi farmi una promessa: se ti chiedono dove l’hai comprato, devi dire in un negozio e che hai perso lo scontrino, semmai te lo chiedono. Ok?-
-Ok… Quanto costa?-
E dopo poco ottenne i soldi per comprarsi almeno il pranzo. Lontano da Gerard.
Ma non immaginava quello che sarebbe accaduto dopo.
-Ma guarda guarda…- disse un ragazzetto dai vestiti larghi, accompagnato da alcuni suoi amichetti abbastanza robusti –Ci mettiamo a vendere video illegalmente, eh?-
Chi erano? E che volevano da lui?
-Ora dove andiamo, Gerard?-
-Cominciamo dalla periferia. Un fuggitivo di solito va lì per prima-
 
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_Nemesi____
view post Posted on 2/9/2009, 13:17




Capitolo 11 – Ritrovo

Mikey cercava con tutte le sue forze di non tremare, di non mostrare minimamente che aveva paura davanti a quegli sconosciuti che ridevano sinistramente. Ma forse non aveva ottenuto i risultati che sperava.
-Ma guardatelo come tiene stretto il suo zainetto…- si avvicinavano, lo scrutavano.
Mikey si appoggiò al muro dietro di sé, senza via d’uscita. Non poté che stringere il suo zaino.
-Ascoltaci bene, pivello… Se vendi questi film, immagino che ci fai dei soldini…-
-N… No…-
-Allora lascia fare a noi… Mettiamoci in società…-
-Non… No-non c-c-credo che sia… F-f-f-f-f-fattibile…-
I ragazzi risero di gusto, a quella debole replica. Mikey non ebbe il coraggio di ribattere.
-Non fare lo stronzo, moccioso. Dacci quei film-
-Non… Posso…- cercò di farsi forza. Il risultato fu di ritrovarsi sbattuto al muro, con una mano che gli stringeva convulsamente il colletto della maglietta.
-Sentimi bene, poppante- disse il più grosso dei ragazzi –Non ti conviene provocarci-
Gerard camminava da solo, per le periferie, da solo. Aveva deciso che era meglio dividersi, in modo das trovare più in fretta suo fratello. Ma perché si era arrivati a questo punto? Perché si comportava così? Perché faceva stare così in pena tutti quanti?
Di colpo quello non fu più un problema. Sentiva delle risate, in fondo alla stradina semibuia. Dei ragazzi che accerchiavano un altro ragazzino, che chiudeva gli occhi per la paura, con un labbro sanguinante.
Che cazzo stavano facendo a Mikey quelli là?
-Lo tiene stretto lo zaino, lo stronzetto…-
-Dagli qualche calcio in più-
-Proprio lì sotto, così si arrende!-
-CHE CAZZO STATE FACENDO, VOI?!-
I bulletti si voltarono svogliati, verso la figura stanca di Gerard, ma arrabbiata. Furente.
Ray, appostato nelle vicinanze a cercare Mikey, sentì delle voci strane, qualcosa che non andava. Dietro l’angolo, vide distintamente Gerard che cercava guai con dei ragazzi più grossi di lui, e… Mikey! L’aveva trovato!
Però doveva fare qualcosa, altrimenti c’era il rischio di finire all’ospedale, o in questura. Diede un colpo di telefono, appartandosi poco lontano, a Frank, dicendogli di spargere la voce a Bob, per poi intervenire. Improvvisando.
-¡Oh, qué suerte! Alguna forma de vida inteligente! ¿Podría usted ayudarme?-
I ragazzi lo guardarono sbalorditi senza capire una parola. Gerard sorrise sotto i baffi, era un ottimo diversivo e Ray era arrivato al momento giusto. Il problema era Mikey.
-Ma R…-
Gerard, preso alla sprovvista, gli diede un calcio allo stomaco.
-Stai zitto e reggi il gioco- disse sottovoce.
-Yo estaba buscando una persona con una maleta con dinero en su interior. ¡Mi dinero! ¿Te imaginas? ¡Qué terrible! ¡Ayúdame!-
-Che diavolo sta dicendo…?-
-Ho capito solo dinero… Ci sono di mezzo i soldi…?-
Uno dei ragazzi si avvicinò a Ray –Soldi… Dinero…?-
-Sí, mi dinero! Me han robado! No puedo ir a casa sin que la maleta! Si alguna vez te ayudó a pagar!-
Pagar…?
-Che ne dite…?-
-Bè, dipende quanti soldi sono…-
-Quanto dinero?-
-Muy, mucho dinero! Llenos de dinero!- si sbracciò, cercando di rendere l’idea.
Quei bulli stavano seriamente pensando di offrirsi per scroccargli o rubargli loro stessi la valigia, togliendo l’attenzione da Mikey.
-Mikey… Ora ci alziamo piano piano e ce la diamo a gambe levate… Ce la fai…?-
-Mi hai fatto male, fratellino…-
-Così impari. Ora muoviti-
Però uno del gruppo se ne accorse. Troppo bello per essere vero.
-Dove credete di andare voi?-
-Mikey, vai via!- Gerard rimase lì fermo, non doveva assolutamente far in modo che Mikey venisse preso. A costo di prendersi i pugni come stava succedendo. Eppure, contrattaccava, senza nemmeno pensare a quello che stava succedendo.
-Quindi anche questo spagnolo sta con loro… Che fregatura…-
Ray era pronto per il peggio, ma dall’alto, letteralmente dall’alto, arrivò la salvezza.
Delle semplicissime, lattine di Coca Cola vuote.
-Qualche problema, amigo?-
Frank! E Bob! Proprio al momento giusto!
-Ma…-
-Non ve l’aspettavate un’entrata così teatrale, eh? Ma modestamente questa scena necessitava di personaggi strabilianti come noi!- disse Bob, facendosi passare sottomano un paio di lattine.
-Allora vai avanti tu, Bob. Io vi raggiungo subito- disse Frank, correndo via
-Con moooooooolto piacere, Frank!- scese dalla scala che era nei paraggi del palazzo, sicuro di sé.
-Cercano rogne, questi idioti?-
-Io dico che ti stai sbagliando-
Neanche il tempo di ribattere che una spruzzata di Coca Cola in faccia a uno dei ragazzini.
-Aaaaaah!-
-Ehi, funziona davvero!-
E in quel momento arrivò Frank, facendo rotolare velocemente delle lattine verso gerard e Ray
-Sicuro che funzionerà?- chiese Ray
Frank sorrise, agitando la lattina, aprendola in faccia a quello che gliene stava per dare.
Anche se era un piano di fuga assurdo, renderli momentaneamente ciechi con la Coca Cola si era rivelato perfetto. Loro se l’erano svignata, nascondendosi tra la folla, per poi riposarsi in un luogo sicuro. Con Mikey. Finalmente.
-Gerard…-
Gerard alzò una mano, e Mikey strinse gli occhi. Ma non ricevette nessuna botta. Nessuno schiaffo.
-Accidenti a te, Mikey… Sono troppo stanco per picchiarti…- ma per abbracciarlo non lo era. E nemmeno per piangere.
 
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°Binca_romancer°
view post Posted on 2/9/2009, 18:42




wow.......continuaaaaaaa
 
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_Nemesi____
view post Posted on 2/9/2009, 22:34




Grazie, grazie! Al più presto posterò! ^^
 
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_Nemesi____
view post Posted on 4/9/2009, 13:33




ULTIMO CAPITOLO!

Capitolo 12 – Back To Home

Mikey era appena uscito da una caffetteria con delle lattine di caffellatte per tutti quanti, provati da tutto quello che avevano passato. Ormai era certo che era ora di tornare a casa, e decise di spiegare il perché di quella scappatella.
Sentiva il bisogno impellente di cambiare qualcosa nella sua vita, vedere il posto che tanto sognava, senza supporto, provare la sensazione di cavarsela da soli. Dimostrare qualcosa a Gerard, ai suoi genitori, ma soprattutto a se stesso.
-Mi dispiace avervi fatto dannare così…-
-L’importante è che non dai più colpi di testa del genere-
-Ma sentitelo, il fratellone! Eri o non eri tu quello che voleva ammazzarlo di botte?!-
-D-davvero?- chiese Mikey col caffè vicino alla bocca
-Mettiti nei miei panni!- rispose di colpo Gerard.
Un fischio interruppe bruscamente quella conversazione, mentre sul volto di Bob si formava un sorriso amaro
-Il mio treno sta per partire… Bè, ragazzi… E’ stato un piacere-
Lo abbracciarono, tutti un po’ tristi, mentre Mikey provava solo tanta riconoscenza –Salutaci il signor Thomas-
-Ah ah ah ah, come no, contaci!-
-Speriamo che non sia il nostro ultimo saluto questo…-
-Invece mi sa tanto che di occasioni per rivederci ce ne saranno ben poche…- poi si voltò verso Mikey –E’ stato un piacere salvarti la pelle. In gamba, okay?-
E anche per loro era venuto il momento di tornare a casa.
Incredibile ma vero, quel viaggio era servito a tutti, non solo a Mikey: Frank e Ray erano finalmente riusciti ad andare d’accordo, Gerard era dimagrito (non era forse quello che voleva?), ma soprattutto era riuscito a trovare un qualcosa per essere più vicino a suo fratello.
L’unico problema che si prospettava, ora, era affrontare la famiglia una volta tornati.
Suonare il campanello non fu mai così difficile.
La vedevano, la loro mamma, stanca, che sembrava non chiudesse occhio da una vita, un fazzoletto in mano. Quando vide davanti ai suoi occhi non ci poteva credere.
-Ciao, mamma…- disse gerard
-Ma dove ti eri cacciato?!- sua madre abbracciò subito Mikey. Gerard sorrise, sospirando.
-Vieni dentro…-
Un caffè, qualche dolce, il calore di casa. Tutto questo non c’era a New York. Mikey dovette riconoscerlo.
C’era comunque qualcuno che mancava all’appello –La nonna?-
-L’ho chiamata poco fa, dormiva. Scenderà tra poco-
-Bene! Ci siamo finalmente tutti, vedo!-
Gerard fece un sorriso forse esagerato, ma per lui sembrava di non vederla da una vita.
-Nonna…-
-Ma guarda, ci sei anche tu, Gerard! E hai riportato Michael a casa…- gli accarezzò la guancia –Sei proprio un bravo ragazzo…-
Gerard arrossì, prendendo la mano della nonna e staccandola dalla guancia
-Infatti ti meriti un premio! Faremo una bella grigliata fuori e…-
-No, papà, ti prego.. Proprio ora che ho perso un po’ di peso…-
-Non essere sciocco, Gerard! la carne farà bene alla tua dieta! In effetti mi sembravi un po’ diverso… Ma non preoccuparti, ci penserò io a farti prendere un peso forma coi fiocchi!-
-Aiuto…- disse Gerard davanti alle parole di sua nonna.

Ne era passato di tempo da allora.
Ora vivevano a New York. Che strana ironia.
Mikey lavorava, Gerard lavorava, dopo essersi laureato in una scuola d’arte. Ognuno inseguiva le proprie passioni, mentre cercavano di rendersi indipendenti.
E Frank? Oh, lui per nulla al mondo avrebbe lasciato il New Jersey! Quando gli proposero di trovarsi un appartamento tutti insieme dopo il diploma, fu categorico.
-Vorrete scherzare, mi auguro! Io dal New Jersey non mi muovo. Mi dispiace, ma non saprei vivere senza la sua sporcizia. E poi, stavo pensando di trovare casa qui con Jamia- manco fossero sposati.
Anche ray era momentaneamente rimasto nel New Jersey, aspettando di trovarsi qualcosa di meglio.
E Bob, dopo quella volta, non l’avevano più visto né sentito.
Era passato davvero tanto tempo.
11 settembre 2001
Sappiamo tutti cosa successe.
Qualcosa in Gerard si era sbloccato. Come se sentiva il bisogno di fare qualcosa. Chiamò tutti a rapporto. Mikey, Frank, Ray e Matt, un loro amico.
Quando spiegò cosa aveva in mente per poco non gli davano del pazzo. Anzi, Frank era entusiasta.
-Una band? Davvero davvero? A me farebbe comodo! Sai com’è, con dei tatuaggi non riesco a trovare lavoro tanto facilmente…-
-Ma tu vivi ancora a Belleville… Poi come fai?-
-Se guadagniamo bene a ogni serata, non sarà un problema fare benzina-
-Tu la fai troppo semplice-
-E poi non avete un bassista- disse Mikey
-E’ qui che ti sbagli, fratellino-
Mikey all’inizio non ne voleva proprio sapere –Oh, no… No, no, no…-
-Ti prego… Te lo compro io un basso se necessario!-
-Ti pregooooo…- lo seguì Frank facendo gli occhi dolci
Bè, alla fine l’avevano convinto.
E il nome?
Mikey ebbe l’onore di sceglierlo.
My Chemical Romance.
Fu come l’inizio di una nuova vita.
Due album, concerti ovunque, interviste… Stavano facendo davvero molta strada.
Ma quando si raggiunge una certa tappa, le cose sembrano prendere una brutta piega.
Matt se n’era infatti andato. Non andava più d’accordo con l’opinione degli altri su certe cose. Venne mandato via senza troppi complimenti.
E adesso? Senza batterista, che si fa?
-Pronto?- disse Gerard davanti al cellulare. Capelli lunghi, trucco stravagante, pesante, vestito sul nero e il rosso. Guardava con malinconia alcune foto di sua nonna, scomparsa da tempo. Matt era andato via, sua nonna non c’era più… E anche Mikey cominciava ad avere crisi di nervi. Improvvisamente si trovò addosso un sacco di problemi da affrontare.
Ma per gli amici c’era sempre.
-Geeeeeee? Sono Bert!-
-Oh, ciao! Qual buon vento?-
-Ho saputo che avete dei problemi nella band, no? Una bevuta insieme è quello che ci vuole-
-No, niente, alcol. Quella roba non la tocco più- infatti mettiamoci tra i problemi della band la disintossicazione di gerard da droghe e alcol. Ne abusava in gran quantità, soprattutto quando era morta la nonna, ci aveva dato proprio dentro. Chissà se si poteva andare ancora più in basso.
-E’ un modo di dire, Gee. Ti aspetto con gli altri alla nostra sala prove-
-Va bene. Ci vediamo tra poco-
-Chi era, fratellino?-
-Bert-
-Il cantante dei The Used?-
-Ah ah. Ci invita a svagarci un po’. Chiama gli altri-
Gli amici facevano cose miracolose, davvero. O almeno, ti facevano momentaneamente dimenticare i problemi.
-A proposito, a qualche batterista c’avete pensato?-
-No… Qualcuno si è presentato, ma stare dietro a Matt non è cosa semplice…-
Una voce sconosciuta chiamava a gran voce Bert, chiedeva qualcosa su dei fili.
Quando videro spuntare la persona che lo aveva chiamato, non ci credevano: biondo, un piercing al labbro, occhi azzurri, sempre con quei fili addosso. E anche lui li riconobbe
-Noooooooooo! Gerard coi capelli lunghi! Ma ci siete proprio tutti!-
-Tu, piuttosto! Che fai qui?!-
-Non lo sapevi? Sono il tecnico del suono dei The Used! Ah, ovviamente ho comprato i vostri dischi! Molto buoni!-
-Vi conoscete?- chiese Bert
-E’ una lunga storia…- disse Frank
-Sì, ma ora abbiamo un po’ di problemi… Il nostro batterista non c’è più…-
-Cavolo, pace all’anima sua e condoglianze…-
-Non intendevo che è morto… E’ solo andato via-
-Oh- disse Bob cadendo dalle nuvole –Quindi ora non avete un batterista?-
-Già…-
-Posso aiutarvi se vi va. Io la suono, d’altronde-
-Ma…-
-Me lo concedete un provino?-
Bert aiutò la situazione –Ma sì, fateglielo fare. Non ve ne pentirete-
In fondo, che avevano da perdere?
Dopo l’esibizione di Bob… Bè, cavolo se era bravo! Mica se lo facevano scappare un talento simile! Tutt’altra cosa rispetto al tamburello a New York quella volta!
-Non c’è bisogno neanche di pensarci! Sei il benvenuto nella band! Non credo che troverai difficile imparare i nostri pezzi!-
Quanto tempo era passato da allora…
Forse quella volta, quel viaggio, era solo un piccolo filo, un collegamento che li portò dove stavano adesso.
Un qualcosa che ricordano ancora con nostalgia.
-Ehi, Mikey! Se scappassi da qualche altra parte? che ne diresti di Las Vegas?-
-Ma smettila, Frank!-

Ed eccoci arrivati alla conclusione... Francamente avrei voluto un qualcosa di meglio, ma non credevo fosse così difficile trovare un finale decente...
Dunque, spero davvero che vi sia piaciuto, e non posso che ringraziarvi di cuore per aver seguito questa storia!
Grazie mille!
 
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NiNàO___O
view post Posted on 21/9/2009, 20:39




wow l'ho letta adesso. bella. hai dato una bella immagine dei my chem. brava.
 
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_Nemesi____
view post Posted on 22/9/2009, 16:05




Grazie *-*
 
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27 replies since 6/7/2009, 22:36   256 views
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