| Ok l'ho tradotta..spero di averla fatta per bene e che si capisca!
“Stanco ed Emo”
Con il loro album più recente, i My Chemical Romance si sono mossi al di là dei loro soliti fans goth-emo-punk per rivolgersi per la prima volta a fan più grandi. Il frontman Gerard Way racconta a Tony Clayton-Lea delle sue dipendenze, le sue speranze di diventare un autore, e la complicata relazione della band con i loro fan adolescenti.
Il meet ‘n greet della band è un curioso avvenimento. La parata di cacciatori di autrografi adolescenti – la maggiorparte vincitori di un premio e il resto figli delle persone che lavorano nel campo della musica – parlano freneticamente tra loro mentre aspettano la comparsa della band.
Alcuni reagiscono in modi differenti ai meet ‘n greet; ci ricordiamo che i Korn e i Puddle Of Mudd erano esaltati tanto quanto i ragazzi, elargendo “cinque” dappertutto ed intervallandoli da esclamazioni di “dude!”, mentre la variegata folla di gente dai capelli lunghi ritornava in città. Ci ricordiamo dei Finlandesi Him che furono così amichevoli e sensuali (in un modo alla “sigarette al mentolo, alito di Bacardi e fiera dei tatuaggi”) che dovemmo trascinare via le ragazze adolescenti lontano da loro.
I My Chemical Romance lo fanno in maniera del tutto diversa. C’era come un senso di non volerlo veramente fare, tanto per cominciare, il che è comprensibile. E poi c’era – insolito proprio come sembra, considerando il successo della band negli ultimi tempi – un’ovvia considerazione di sé, come se la lunga fila di adolescenti goth/punk/emo/ ecc, ciascuno dei quali stringendo fra le mani qualcosa da farsi firmare, non avrebbe dovuto semplicemente trovarsi lì.
Gerard Way, fiammeggiante frontman dei MCR (o “My Chem”, come lui stesso chiama la sua band), è consapevole che la percezione di se stesso cambia durante questi momenti. I giovani fans lo considerano uno scatenato sul palco, mentre nella realtà dimostra una timidezza che è, possibilmente, criminalmente volgare. Detto semplicemente, a Way non piace conoscere gli sconosciuti.
“Sono abbastanza sicuro di me stesso”, dice, “ma la salutare dose di arroganza che ho è mitigata da un’estrema consapevolezza di me stesso. Così quando siamo ai meet ‘n greet o a firmare autografi, dico a malapena due parole alle persone. Sono molto chiuso perchè, dopo un concerto, mi sento come se avessi dato tutto di me e se conosco delle persone dopo di ciò è come se loro conoscessero qualcosa di me ma io non so niente su di loro. E questo è strano, non è giusto.”
Way è in una fase prosperosa al momento, parlando a The Ticket lo stesso weekend che il singolo Teenagers dei MCR è stato rilasciato. Appare in forma, pieno di salute, desideroso; è libero dall’alcohol e dalla droga dal 2004, quando la sua dipendenza dalla cocaina lo fece diventare un suicida. Le sue uniche dipendenze rimastegli sono dalle sigarette e dal caffè.
“Sono dipendente dal lavoro, ma la cosa positiva è che sono molto prolifico, ed ho sempre una canzone nella mia testa. Le immagazzino lì dentro per anni, così questo è fantastico. La negativa? Sono ampiamente dipendente da tutto. Sigarette? Non riesco a smettere, soprattutto in Europa – troppo tempo in giro e troppo tempo sul tour bus.”
Le dipendenze meno visibili di Way, ma non per questo meno vere, aggiunge, sono la verità e l’onestà, ognuna delle quali lui la trova esilarante. “Questo è perché quell’album era così personale.”
L’album in questione è The Black Parade, l’album dell’anno scorso dei MCR che mette d’accordo un po’ tutti (il loro terzo). Prima della sua uscita i MCR stavano cavalcando la cresta di una piccola onda. Il loro secondo album, Three Cheers For Sweet Revenge, vendette più di due milioni di copie, rendendoli solo un’altra band rock statunitense di successo che portò quella piccola quantità di goth/emo/punk alle masse dei giovani – il loro centro demografico consiste di adolescenti disaffezionati, ormonalmente disadattati e, forse crucialmente, un fanbase che è più del 50% costituito da ragazze (un prodotto della loro fiera istanza anti-macho).
Lo scorso Ottobre, comunque, qualcos’altro successe: il mix ambizioso della The Black Parade costituito da un concept ambizioso, ballate per pianoforte, commedia musicale e uno scoppiettante punk/pop portò un pubblico più maturo ad unirsi alla festa, mentre ancora conservavano la loro fanbase adolescente in contrasto all’umore nero di Way e agli oscuri scenari. La The Black Parade vendette quasi più di tre milioni di copie, rendendo i MCR una delle migliori band rock statunitensi esistenti.
Giudicando dagli averi della band nel backstage – nessun abito sfarzoso, solo ragazzi vestiti con normali abiti neri di scena, e non sparando a nient’altro che alla brezza (non l’ho capita questa frase) – il successo non gli ha fatto perdere la testa.
Comunque, Way si preoccupa del fanbase, come si evince da una frase in Teenagers: “they scare the living shit out of me”.
“Quella canzone è stata scritta in un periodo quando avevamo finito il tour di Sweet Revenge, ed io stavo cominciando a relazionarmi con un nuovo tipo di fanbase. Ci siamo ingranditi da Sweet Revenge, e tutto a un tratto anche la nostra fanbase si era ingrandita. La crescita era dovuta agli adolescenti, che erano qualcosa che credo non avevamo mai avuto prima.”
“Comunque, forse perché stavo cominciando a diventare più grande, capii di non essere in grado di relazionarmi a loro, e mi chiedevo come fare. Ho 30 anni ora, ma Teenagers è stata scritta anche su Columbine e la violenza nelle scuole statunitensi. Quando sei a scuola, sei diviso in gruppi in lotta tra loro, e io credo che la maggioranza della nostra fanbase sia costituita dal tipo di ragazzi che sono diversi, quasi sicuramente emarginati a scuola. Noi come band non vogliamo che loro si rivolgano alla violenza per risolvere qualsiasi problema abbiano.”
La band prende i suoi fans e passioni seriamente, dice. “Abbiamo sempre rispettato molto i nostri fans, prendendoli sul serio, e quando facciamo musica non la semplifichiamo. Crediamo che siano intelligenti tanto quanto noi, se non di più.”
L’adulazione dei fans è irritante? “Non abbiamo mai avuto problemi per questo. L’unica volta che ho avuto problemi è che occasionalmente incontri qualcuno che sente una specie di possesso sulla band. Non è una cosa comune, comunque.”
I MCR esistono, secondo Way, a causa dell’ 11 settembre. Lavorare come illustratore per fumetti era insignificante comparato a quello che vedeva in televisione. Ha detto che la band (che prende il nome dal libro Ecstasy di Irvine Welsh) è nata dopo una confusione post-traumatica data da disordini di tipo emotivo e proiettata immediatamente verso la nozione pretenziosa di rivendicare il proprio destino. L’ascesa dei My Chem, è stata rapida e, lui ammette, sorprendente.
“Quando abbiamo iniziato sapevo che eravamo qualcosa di speciale, e pensai che se il mondo l’avesse capito – quello che facevamo e che volevamo fare – allora saremmo stati veramente grandi. Se non l’avessero capito, pensai, allora avremmo comunque sempre avuto uno scopo da perseguire e saremmo sempre stati in grado di fare musica. Questo è quanto speciali pensavo che fossimo. Saremmo anche una band che ispirerà molte altre band, o diventermo veramente grandi. Non siamo ancora pronti per nessuna di queste due cose, comunque.”
“Durante Sweet Revenge era tanto difficile venire a patti con quello che stava succedendo. Era come perdere la proprietà delle tue stesse canzoni – quando sono lì fuori, le perdi – e le persone che fraintendono i tuoi messaggi e i tuoi significati. Poi sei sulla copertina dei teen magazines anche se non hai mai fatto interviste per loro; stanno solo usando vecchie citazioni e vecchie foto. Non hai nessun controllo su come potrebbero dipingerti, o parlano della tua vita personale anche se tu non gli hai detto niente. Con che tipo di ragazza ti piacerebbe uscire – questo tipo di cose che io chiamo stronzate, per mancanza di un termine migliore.”
“Sfortunatamente, quando diventi parte di ciò senza volerlo, può strappare via un po’ del significato che volevi dare. Ma devi dare il tuo meglio.”
Il viaggio non mostra segni di voler arrivare ad un arresto. Per qualcuno a cui non piace attirare l’attenzione su di sé, forse Way ha scelto la carriera sbagliata?
“E’ il tipo di cosa che quando guardi indietro, sei veramente orgoglioso di quello che hai ottenuto con i tuoi amici. Non è facile, comunque, soprattutto quando cerchi di conservare un senso di identità e privacy. Ce n’è molta che ti viene strappata via, questo per certo; è molto rigoroso.
“Ti chiudi in te stesso, ma puoi impedirlo, perché alla fine della giornata è una tua decisione. Fai semplicemente ciò che l’istinto ti dice, perché l’istinto è più intelligente del cuore.”
E ancora i riscontri dai fans – anche quello è dal cuore? “Beh, sì, e questo è il premio. Conoscere i ragazzi che ti dicono che hanno iniziato una band, o che stanno andando alla scuola d’arte. Il messaggio della Black Parade – essenzialmente una storia sulla morte – era per ispirare, non per istruire o comandare, ma per ispirare.”
E come, esattamente, i MCR intendono continuare? “Il modo per farcela è di cambiare alcune delle cose che hanno reso l’album così di successo – fare un album più umano, esporre di più, diventare crudi.”
Gli anni dell’adolescenza di Gerard.
“Stavo seduto in fondo alla classe cercando di fare in modo che la gente non mi prestasse attenzione, cercando la privacy e facendo le mie cose. I test e tutto il resto erano facili da fare, così non facevo i compiti, ma semplicemente le mie cose. Ero un outsider, o qualcuno che non era molto considerato. E’ come se avessi voluto fare una band che non c’era per me quando ero al liceo.”
“Nonostante ci fossero molte band che mi hanno ispirato e che amavo quando ero a scuola – Green Day e altre ancora – i My Chem hanno sempre voluto essere diversi, puntando direttamente in quella parte del tuo cervello che ti rende un outsider.”
Way dice che gli piacerebbe infine scrivere libri. Menziona persone che hanno attraversato vari generi nella scrittura dei testi scrivendo di qualcosa considerata (giustamente o no) più sostanziale: Leonard Cohen, Bob Dylan, Nick Cave.
“Mi piace creare le cose. Sono un vero OTT performer, ma non sono proprio il tipo di persona che ricerca l’attenzione. Sono un ragazzo che preferisce molto stare dietro, e questo è perché lo scrivere mi si addice tanto.”
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