| Eric aveva avuto la splendida idea di scegliere come location per la seconda sessione di fotografie la sua casetta di montagna. Quindi, se tre sessioni richiedevano al massimo tre giorni, per colpa dell’estrosità del fotografo, tre sessioni sarebbero durate cinque giorni. La baita era situata a un giorno di macchina dalla città, e per questo Rob era entrato in crisi, non sapeva come portarsi dietro la quantità necessaria di roba per tre giorni, senza essere scambiato per uno spacciatore. Dave invece pregustava la vacanza inaspettata con il sorrisino idiota di chi pensa all’aria pura, con gli uccellini che cinquettano e… le feci di mucca. Elias era turbato dal dover sopportare di notte la vicinanza del bel fotografo. Inoltre Eric si eccitava solo all’idea di poter passare due giorni in più con il giovane cantante. Per inciso, il fotografo aveva cambiato l’ambientazione delle foto apposta per godere ulteriormente della presenza di Elias. Nel mattinata del giovedì, inutilmente pieno di valigie, il fuoristrada a sei posti di Eric partì per la montagna. Anche quel giorno Dave Morales aveva convinto tutti a lasciarlo guidare l’auto, amava le macchine, adorava guidarle, gli piaceva alla follia sentire tremare il rombante motore sotto il sedile. Ma questo non lo avrebbe detto a nessuno, era troppo ambiguo. Rob Graphia dormiva appoggiato al finestrino, i capelli viola cadevano distrattamente a celare gli occhi chiusi in un’espressione serafica. Rob era l’imago delle perenni e malinconiche turbe.Costantemente nel dubbio, trovava rifugio soltanto nella musica e nella droga. Corinna, la giovane segretaria di Eric sonnecchiava appoggiata ad una spalla di Rob, era una ragazza carina, aveva lunghi capelli lisci castano scuro, con una grossa frangetta che a volte, a seconda del tempo, le copriva gli occhi oppure si arricciava per l’umidità e mostrava gli occhi verdi, leggermente allungati, che le conferivano uno strano fascino esotico. Indossava dei jeans grigi e una maglietta a mezze maniche che annunciava la presenza degli alieni tra i comuni mortali. Pazza, pensò Eric quando la conobbe e l’assunse, però il fotografo non immaginava che lei sarebbe diventata la sua maggiore confidente. Nei sedili posteriori Elias era intento a guardare le nuvole e ad ascoltare la musica dell’Ipod, la musica aveva salvato pure lui, gli aveva dato un motivo, uno solo, per andare avanti, nonostante le occhiate maligna, nonostante le voci vere e false sul suo passato, nonostate tutto quello che era successo. E lui era disposto a lottare per non ricaderci. Eric osservava il cantante, l’espressione accigliata e la mano poggiata per caso sulla guancia. Gli sarebbe piaciuto tratteggiarlo col carboncino, i colori sfumati a esprimere la delicatezza di ogni tratto. - Abbiamo un problema…- Esordì il giovane fotografo richiamando a sé tutti gli sguardi meno (per fortuna) quello del guidatore, che comunque tese le orecchie. - Yeah, me lo hai accennato.- Confermò Corinna, guardandosi le unghie rosso lacca. - Quindi?- Domadò Rob con la voce impastata dal sonno, terminato da pochi minuti. - La mia è solo una piccola baita, situata in una zona desolata e abbandonata sul versante settentrionale della montagna, e ho solo due stanze per gli ospiti. Quindi Corinna dorme in una stanza sola soletta, Rob e Dave possono scegliere chi di loro può usufruire di un vero letto, l’altro si deve accontenare del divano, e poi rimane solo una stanza, con il letto matrimoniale...- Eric annunciò fissando attentamente la strada, era molto imbarazzato e temeva di giocarsi tutto. Nonostante i timori Elias lo rassicurò che non sarebbe stato un problema. Il paesaggio cambiava e si mutava nuovamente. La metamorfosi mostrava prima una città iperfuturistica ma gradualmente i grattacieli diradavano e si abbassavano, fino a casette in schiera, tutte fottutamente allineate, pure i giardini erano così, così fottutamente perfetti, non una foglia fuori posto, non un vaso leggermente più alto. Tutto ciò metteva i brividi. Ma poi comparvero le casette di campagna, desolate, sole, con il fienaio e la sala da thè, tristi, ma non plasticose. E intanto il sole si abbassava, fino a fondersi con l'orizzonte frastagliato delle montagne innevate, allegro e psicotico arancione, oro puro e regale, rosso sangue, violenza, romanticismo, pazzia, saggezza. La temperatura si fece più fredda. La baita distava solo poche curve.
- Elias, corri, sveglia la mamma, corri…- Urlava trattenendo le lacrime Tristan, stringeva forte i pugni, si era piazzato di fronte a suo padre, un uomo crudele, imponente e violento. Elias correva, con ancora le gambe e le palpebre pesanti da sonno. Un sonno disturbato da un padre ubriaco. Tristan lo difendeva sempre, ma la mattina successiva dei tagli e dei lividi gli ricoprivano il corpicino esile come un salice piangente.Tristan era bello, aveva dei profondi occhi verdi come le foglie estive, dei capelli ricci, riccissimi del colore del sangue, contrastavano così violentemente e perfettamente con la pelle lattea. Tristan era un piccolo eroe. - Mamma! Mammina, vieni, papà è impazzito… mamma!- Elias strattonava la madre e piangeva, lei teneva gli occhi fissi al soffitto, l’alito le puzzava orribilmente d’alcol, la madre passò una mano sui capelli dorati del figlio…lascia perdere…è la vita…è la morte…lascia perdere.Libera tutti gli uccelli in gabbia, lascia nuotare i pesci nel mare, lascia la lacrime segnare solchi sul tuo viso, lascia le mani di tuo padre scorrere su tuo fratello. Portami la bottiglia di vodka, piccolo Elias. (Fuoco, alcol, sesso, sudore, lacrime, sangue,lacrime, sudore,sesso, alcol, fuoco)
Toc-toc. Eric si svegliò di soprassalto, Dio, gli batteva così forte il cuore, poteva esserci un orso bruno fuori, magari aveva già sterminato Rob, Corinna, Dave ed Elias. Oh, non poteva immaginare pensieri peggiori. Passò circolarmente una mano sul vetro appannato per poter vedere se l’orso bruno c’era veramente, ma, con un sospiro di sollievò potè ammirare Elias, con il volto stanco, gli occhi arrossati, e una coperta sulle spalle. Fece scattare la sicura dell’auto e gli fece un po’ di posto sul sedile, tanto ci stava, era così fottutamente magro. - Ti ho portato da bere.- Disse Elias porgendo con teatralità una tazza fumante al fotografo, nell’aria si diffondeva un caldo odore di cioccolata bollente. - Non dovevi scomodarti.- Gli fece notare tristemente Eric. - Non è giusto che tu dorma qui, la baita è tua, e poi ci sono il lupi mannari, ci sono i vampiri, ci sono i folletti e lo yeti e un altro centinaio di creature, se non hai paura, devi almeno venire in casa a difendere i tuoi ospiti- Mormorò Elias. - Hey, cosa succede?- Chiese il fotografo vedendo il giovane molto agitato. - Non mi prendere in giro… ho fatto un incubo.- Borbottò distogliendo lo sguardo. - Perché dovrei prenderti in giro, i brutti sogni fanno parte di noi, sono delle piccole sfide che senza volerlo ci poniamo.- Terminò la frase perdendosi dentro gli occhi di Elias, sembrava avessero rubato il turchino del cielo per donarlo alla notte buia. - Ma qui si congela… hai addirittura le labbra blu!- Esclamò il biondo avvicinandosi al ragazzo dai lunghi capelli corvini. Il quale tremò, ma non di freddo. Ed Elias, con un improvviso slancio si appropriò della superficie morbida della labbra di Eric, che non tentava nemmeno a opporre resistenza, anzi, quando accolse la lingua del cantante nella propria bocca, approfondì il bacio e portò la mano destra ad accarezzare la curva perfetta della schiena del ragazzo. Invece con la mano sinistra cercava, con una mossa da equilibrista, di non fare cadere la cioccolata. - Forza, qui si gela, entriamo in casa…- Sussurrò sorridente Elias, interrompendo il contatto caramellato. Si sfilò la pesante coperta a quadretti blu e neri e la posò delicatamente sulle spalle di Eric. Dormire abbracciato al ragazzo biondo non fu imbarazzante per Eric, anzi, svegliarsi con delle morbide labbra poggiate sul collo, lo trovò meraviglioso.
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