I waited eight long months, she finally set him free, anybody loving lyn-z....out of here...

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Angel Living On The Edge
view post Posted on 3/8/2008, 15:18




allora....eccomi tornata già così di brutto con una nuova fan fiction...
volevo attendere un mesetto ma le mie tesore più grandi mi hanno che la devo postare, perlomeno per un assaggino...XD
dunque....chiunque ami lyn-z può forse evitare di leggerla, non perchè ci siano particolari offese....ma...diciamo che sta in più...^_^

visto che la prox settimana sarò in trasferta oltreoceano deb si è offerta di postare qualche capitolo al posto mio, sempre se qualcuno ha voglia di leggere....volevo smettere di scrivere, e di scrivere sui mcr...ma ahimè...ancora una volta mi ci sono infangata....
beh dunque...ecco il primo capitolo....non mi resta che dirvi...buona lettura....spero vi piacciaaaaaa


Capitolo 1

Mancavano poche ore e se ne sarebbe tornata da dove era venuta. La sua città natale le mancava molto dopotutto, anche se avrebbe dovuto lasciare le sue compagne universitarie e non era certo un pensiero piacevole. Non le salutò neppure, per non cadere nelle loro braccia in lacrime e non riuscire più a scollarsi da quel posto.
E così lasciò un semplice foglietto sul tavolo accanto al cestino della frutta con le chiavi, ancora con il suo portachiavi a forma di fragola appesa, affinché Marit, la ragazza a cui apparteneva l’appartamento che aveva affittato un paio di stanze per le universitarie, avesse un vago ricordo di lei negli anni futuri.
Non avrebbe più fatto le festicciole alle 4 del mattino, con tanto di pasta aglio olio e peperoncino; niente più risate tutte e quattro le coinquiline assieme davanti a yole tube, davanti ai filmatini delle prese in giro degli emo.
Scese dal treno dopo un viaggio estenuante sotto il sole dolce e morbido del mattino e con le valigie appresso si diresse fuori della stazione e cercò un taxi.
Il sole splendeva alto nel cielo, anche se un venticello leggero si insinuava tra i suoi capelli mossi come tanti mani dispettose e maliziose.
Non aveva chiamato i suoi perché andassero a prenderla, erano mesi che non si vedevano e lei non li chiamava da un bel po’ di tempo, non ne sentiva il bisogno, come non lo sentivano loro.
Aveva le chiavi dell’appartamento di sua madre però e decise di andare lì, facendo quasi una sorpresa. Odiava sua madre, odiava quel che aveva fatto, ma per non creare scompigli cercava di stare con lei il tempo uguale che trascorreva anche con suo padre.
Quella donna se n’era andata di casa, senza dire nulla, abbandonando due figlie piccole, che poi, dopo un po’ si trovarono improvvisamente con due padri. Quel tipo, o meglio, come lo chiamava lei, “l’uomo di sua madre”, pretendeva di essere chiamato papà, pretendeva di avere la responsabilità su quelle due ragazze, portandole via dal loro vero padre.
E fu così che Amy decise di andarsene di casa, se ne andò a New York per gli ultimi due anni della High School e per l’università.
“Salve, Darwin Street 13 per favore” si rivolse al taxista con aria stanca mentre lui riponeva le valigie nel bagagliaio.
Durante il tragitto cercò le chiavi in borsa e le tenne strette in mano, premendole contro il portafogli.
“Eccoci qua signorina..” il taxista scese dall’auto e scaricò le valigie mentre lei scendeva dall’auto e squadrava il palazzone giallo che le si innalzava davanti.
“Sono 8$ ragazza”. Ma lei non badò ai soldi e gliene porse 10, lasciandogli il resto.
“Molto gentile, grazie e buona giornata signorina” le disse educato, mentre lei faceva solo un cenno con la testa senza scollare gli occhi dall’edificio.
Stava lì, su quel marciapiedi, mentre il mondo le passava davanti, mentre le campane suonavano inesorabili e spietate le 11 del mattino.
Un ragazzino buffo la schivò per un pelo con la sua bicicletta, tanto che tornò al mondo reale e si mosse, prendendo le sue valigie con fatica.
Salì con l’ascensore fino al terzo piano, e fu come la prima volta che entrava in quel luogo, l’odore di nuovo, la vernice fresca, i mobili appena comprati. Si sentiva sola però, terribilmente sola, come se fosse appena entrata in uno dei casini più grandi della sua vita.
Percorse il corridoio lungo e poco illuminato, le pareti lisce e bianche spatolate; prese le chiavi con la mano destra e mollando una delle valigie che aveva per mano si fermò davanti a quella porta blindata scura infilando la chiave lentamente nella toppa.
Fece un respiro profondo, non sapeva che avrebbe trovato; temeva di trovare sua madre a letto, assieme a lui, ma si impose di scacciare quel brutto pensiero.
Si diede una scrollata e aprì la porta decisa lasciandola bene aperta.
La prima cosa che pensò fu “Ma che stracazzo ha fatto mia madre ai mobili?? Non era sempre a corto di soldi?!”
Ebbene, tutto era arredato in modo molto moderno: un divano nero in pelle ad angolo occupava gran parte del salotto, mentre accanto ad esso c’era un grande acquario con tanti pesciolini colorati e una credenza in legno nero molto semplice che sosteneva anche un televisore al plasma molto ampio.
La solita parete di vetro divideva il salotto con la cucina, ma non si intravedeva neanche un’ombra in movimento. Il suo cuore iniziò a battere forte, e di nuovo la sua mente fu sovrastata dai brutti pensieri.
Appoggiò le valigie accanto all’attaccapanni dietro la porta che chiuse alle sue spalle. Tremava, leggermente, perciò distese un po’ le braccia e andò in cucina in cerca di una mela.
Anche lì, tutto diverso: le porte degli armadietti erano bianche con dei disegni neri, il tavolo della stessa fantasia con un centrotavola sopra e un vaso di girasoli. Non c’era segno di frutta però, e questo Amy lo trovò molto strano, non era solito di sua madre non comprare frutta fresca.
Si mise alla finestra e tirò la tendina nera trasparente per dare un’occhiata fuori, verso i parcheggi del palazzo.
“Ma che fine hanno fatto tutti?! Mia madre che era tanto povera di soldi ha cambiato tutto, ha per caso fatto un colpo al bingo?!!” pensò confusa.
“Hey!!” Una voce nota, ma non troppo familiare.
Si voltò di scatto e trovò sulla porta della cucina un ragazzo, affascinante, con i capelli neri un po’ scompigliati, due occhi felini e un’espressione seria e interrogativa.
“Chi saresti tu?!” le chiese restando sulla difensiva.
“Cazzo, vuoi vedere che è il figlio nascosto del tipo di mia madre e io non ne ho mai saputo una mazza?!” le venne istintivo pensare mentre lo fissava.
“Beh? Sei muta??!” il suo tono si alterò un po’ di più.
“Hem, ciao…scusa, io..sono la figlia di Grace..non c’è?!” chiese timida cercando di sorridere appena.
“E chi è sta Grace?! Io non conosco nessuna Grace..” le rispose avanzando di due passi.
“Ma come? Non abita più qui? Oh cazzo…” si mise le mani sui capelli mentre cercava di reprimere la rabbia che la stava per far esplodere.
“Hm, forse ho capito chi sei.. tua madre abitava qui vero? Ma se n’è andata a Chicago cinque mesi fa, non te l’ha detto?!”
Non riusciva a crederci, prima di tutto, erano cinque mesi che non si vedevano?? A lei sembrava così poco invece; e poi…a Chicago??!
“Temo di no, deve essere un particolare che le è sfuggito di mente” disse a denti stretti, se l’avesse solo avuta davanti in quel momento l’avrebbe sbranata come un lupo affamato di sangue.
Il moretto si fece avanti e spostò una sedia dal tavolo.
“Dai siediti, ti preparo un caffè” disse, tramutandosi in una persona gentile e comprensiva da subito.
“No, non ti disturbo, scusa per l’errore..” scosse la testa e si mosse verso la porta.
“No dai, sono a casa da solo, non disturbi”
Mentre preparava il caffè Amy ne approfittò per andare a sciacquarsi la faccia davanti allo specchio, ponendosi mille domande in un unico “perché”.
Tornando verso la cucina passò davanti alla camera da letto e non poté evitare di notare il letto disfatto, una parete tutta coperta da una pittura su tela che rappresentava una donna in arte francese; tuttavia ciò che la colpì di più fu una fotografia, anzi, due fotografie.
Una rappresentava quel ragazzo assieme ad una tipa dallo sguardo malizioso, l’altra invece ritraeva lui assieme ad altri quattro ragazzi, tutti sorridenti. Uno bassetto con un sacco di tattoos, uno biondo dal visetto timido con lo sguardo dolce e buono, un altro con una chioma fiorita al posto dei capelli e un ultimo moretto con l’aspetto mingherlino e l’espressione timida.
Se ne tornò in cucina, per non destare sospetti al ragazzo, visto che era un po’ che era uscita per andare in bagno.
Si sedette a testa bassa e lui poggiò le tazze col caffè sul tavolo. Amy ne prese subito in mano una e ne sorseggiò il liquido nerissimo e amaro. Aspettava un buon caffè con ansia.
“Tu sei Gerard Way..” disse calma e placida.
Lui sfoggiò un sorrisino mentre sollevava la tazzona blu tra le mani.
“Non so se pensare: te ne sei accorta solo ora; oppure sei una mia fan sfegatata e sei invasa in casa mia e hai fatto una scenata; o ancora dove cacchio l’hai scoperto qui dentro?!”
Lo pensava meno sfacciato e lo guardò con due occhi infuocati. “Ok, scusa se ti ho disturbato, di nuovo, grazie del caffè, e buona continuazione di vita…” disse inacidita posando la tazza sul tavolo e raggiungendo le sue valigie.
“Hey aspetta dai, ok scusa, ma sai, non mi fido mai, non è la prima volta che mi capita qui magari una travestita da postina che poi dice “Gerard sposami ti prego!!”, sai no?!”
Amy lo fissava con gli occhi sbarrati, non lo credeva così sfacciato e modesto.“Cazzo, poca modestia eh?! Me ne vado..ciao!” disse raccogliendo man mano le sue cose.
Ma lui la fermò a metà corridoio “Hey! Aspetta” e la raggiunse tra quelle due mura strette.
“Queste?!” fece, facendole penzolare le chiavi davanti al naso.
“Beh, che me ne faccio di quelle? Tientele pure, tanto io non ci dovrò più aprire la porta..” e allargò un sorrisetto scocciato.
Fece altri due passi, prima di schiacciare il pulsante dell’ascensore, prima che lui potesse fermarla di nuovo. “Aspetta un secondo..” le disse porgendole la mano. “Non mi hai nemmeno detto come ti chiami..” abbassò il tono di voce e i suoi occhi si addolcirono mentre scandiva bene quelle parole.
“Beh, non so se è una buona idea presentarmi, comunque…mi chiamano Amy..” disse un po’ sgarbata.
Si guardarono un attimo negli occhi, prima che lui potesse chiederle “Ma ora ce l’hai un posto dove andare?!”. Forse l’aveva vista abbattuta e nei casini.
Lei senza però scoraggiarsi gli rispose senza paura “Non lo so, presumo che rimarrò qualche giorno al motel dietro l’angolo, finché non troverò una soluzione”.
Lui socchiuse le labbra come se volesse dire qualcosa, ma riuscì solo a richiuderle e ad abbassare la testa mentre lei saliva sull’ascensore e le porte si chiudevano separandoli forse per poco, forse per sempre.
 
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***Revenge Heart ***
view post Posted on 3/8/2008, 16:04




leggete gente che poi quando mony parte posto i capitoli per lei ^.^
 
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chemical lady
view post Posted on 3/8/2008, 16:26




belllaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
mi piace sopratuitto la premessa dove dici che ci saranno insulti pesanti per LynZ!!
si si!!!
 
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Angel Living On The Edge
view post Posted on 3/8/2008, 16:48




ahauahauhauahauahhhaahahaaa.....
deb mi ha quasi obbligata a postarla...
sai no...lyn-z è il suo personaggio preferito...muahauahhauahaha
 
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chemical lady
view post Posted on 3/8/2008, 18:14




anche il mio guarda...
la amo così tanto che le darei fuoco!
 
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Angel Living On The Edge
view post Posted on 4/8/2008, 22:58




grazie....siete sempre voi due tesore mie...^.^ grazie grazie...
spero solo vi piaccia...

Capitolo 2

Scese fino al piano terra, a testa bassa, con i lunghi capelli corvini che le celavano il volto.
E così era tornata nuovamente al punto di prima, nel mezzo del marciapiedi, sentiva le voci di alcuni bambini gridare dal parco giochi li accanto, mentre si sedeva sul trolley più pesante.
Stava per telefonare ad un taxi, quando sentì una voce avvicinarsi.
“Hey Bob!! Guarda!!E’ tornata Lyn-z!!” era una ragazza, sembrava piuttosto felice e proveniva dalle sue spalle. Amy avrebbe pagato tutto quel che aveva per sentirsi nei suoi panni in quel momento.
Ma tutto d’un tratto si sentì travolgere da due braccia potenti e per poco non cadde a terra con valigie e personaggio sopra.
“Ma cia……oooo….ps..” mi lasciò subito imbarazzata e rossa come un pomodoro maturo, “Dio scusami..io, io..credevo fossi un’altra persona!!!” e si mise le mani davanti alla bocca come se fosse in un gran pasticcio.
La fece sorridere, tuttavia, ma Amy non aprì comunque bocca. Poi vide dietro di loro un ragazzo biondo, carino, alto e snello, con una t-shirt nera che metteva in risalto il suo corpo perfetto.
Solo che si accorse improvvisamente che quel biondo lei lo conosceva fin troppo bene, era Bob, Bob Bryar, quello della foto a casa di Gerard, il batterista di quella band.
Ma non una band qualsiasi, no, quella era la band preferita di Amy, i My Chemical Romance, dei semplici ragazzi che quando lei era piccola li vedeva tutti i giorni passare per andare a scuola, in particolare i due fratelli Way, Mikey e Gerard. Ma non aveva mai avuto il piacere di conoscerli o parlarci insieme, e guarda caso, doveva accadere proprio quando loro erano divenuti popolari.
Già, fin troppo, tanto che al loro ultimo concerto, al quale lei aveva assistito, Gerard non si lasciò scappare un sonoro ‘vaffanculo’ a tutti i fans, che se ne andarono un po’ delusi. Se lo ricordava bene quel momento, si ricordava bene quelle parole “Andate tutti a farvi fottere adesso, siete solo degli stronzi…addio!” e tentò di lanciare uno degli amplificatori meno pesanti sul pubblico, schivando di poco uno di quelli dello staff, sotto il palco.
Bob rideva come uno scemo, con quel piercing al labbro sempre più cool.
Nel giro di mezz’ora aveva rivisto due dei componenti di quella band che le aveva cambiato un po’ la vita, ma non le faceva più nessun effetto, erano circa otto mesi che non sentiva più parlare di loro e tanto meno non le andava di andare a cercare loro notizie su internet, insomma, uno delusione che costò caro, dopo quell’ultimo concerto; chissà che avevano intenzione di fare ora, i My Chem…
La ragazza si scusò nuovamente con Amy che le sorrise e la rassicurò che non c’era assolutamente nessun problema, poi assieme a Bob si diresse verso il portone del palazzo.
Amy prese il cellulare e tentò di chiamare sua sorella, nella speranza che fossero in casa.
“Amy ciao!! No, lo sapevi che andavamo in Canada dagli zii, perché?!” “Ahem, no, niente, pura curiosità..beh devo andare a spesa..ciao!” Era sola, nella sua città, che improvvisamente le sembrò così diversa, quasi un mostro che voleva divorarla. Non sapeva se tornarsene a New York dalle sue amiche o se rimboccarsi le maniche e fare tutto da sola nel Jersey per ricostruirsi una vita.
Il taxi la fermò davanti al motel ‘Spoony River’, dove prenotò una stanza per una settimana intera, giusto il tempo di veder cosa fare.
Entrò nella stanza e si buttò sul letto, dove come un sasso prese sonno subito, stanca dal viaggio e spossata dalla tristezza.
Si svegliò che era buio, con un suono fastidioso del clacson di un auto che maledisse circa cento volte prima di uscire a urlare a quel coglione di non rompere.
Poi prima che lui la prendesse a pugni in faccia tornò dentro e si fece una doccia calda, molto volentieri. Mise qualcosa di comodo, la prima cosa che trovò in valigia, per non star lì a disfare tutto, poi mise nella tasca dei jeans un po’ di soldi, le chiavi e infilò le sigarette nella tasca della felpa e uscì a prendere una boccata d’aria.
Per strada non c’era un cane, non uno sfigato che faceva jogging, né una coppietta a passeggio. Nessuno.
Entrò in un locale che alla sua partenza era solo un negozio di verdura chiuso, e ora era un piccolo pub, con le luci basse e che sembrava già vissuto di circa 30 anni.
Il barista si voltò verso lei mentre si sedeva su uno sgabello al bancone, pulì con una spugnetta umida una piccola superficie davanti a lei e la accolse con un sorriso caldo, quell’ometto pelato.
“Ciao, che ti posso offrire?!” le chiese appoggiandosi coi gomiti sul bancone di fronte a lei.
“Un doppio gin per favore” disse lei tranquilla, senza notare la simpatia del tipo, che a quell’ordine sbarrò gli occhi.
“Sei depressa piccola? L’alcool però non è una soluzione.. io il gin te lo do, ma non costringermi a darti altro, non ti rovinare così” quello sì che era un uomo, che rispettava le donne e soprattutto la civiltà e il suo bar.
Annuì semplicemente lei, non vedeva solo l’ora di sentirsi fuoco dentro, giù fino alla pancia, su fino al cervello.
Lo buttò giù tutto d’un fiato, tanto che al bruciore rabbrividì un attimo e strizzò gli occhi.
Sentì delle risate fragorose provenire da un tavolo lì accanto e appena si voltò riconobbe immediatamente il viso della ragazza che l’aveva stravolta quella stessa mattina davanti al suo vecchio palazzo, mentre attorno tutti i My Chem con le rispettive compagne la ascoltavano sorridendo.
Amy si rivoltò e fissò il bicchiere del cocktail alla frutta che il barista le aveva appena porto, sperava di riuscire a berlo tutto d’un fiato e di andarsene al più presto da quel posto, non sopportava l’idea di averli tutti lì accanto, e di ascoltare i loro discorsi senza potervi partecipare allegramente.
“Che figuraccia insomma…lei mi guardava e io non sapevo come scusarmi…XD” disse la ragazza.
“Beh Kat, è classico da parte tua…il colmo sarebbe stato che l’avessi anche trascinata per terra..XD” fece Frank ridendo come un pazzo “Ma, hey, che ne dite se andiamo a finire la festa al ‘Double Couple’?!” tornò ad essere più serio.
“Hahaa! Si sarebbe fuori, ma Gerard è spaiato, la sua signora non c’è..non lo fanno entrare se non è in coppia..” disse un po’ sarcastica la tipa di Mikey, quella fantastica ragazza, Alicia.
“Ma no! Andate pure voi, io non c’ho voglia, me ne vado a casa, devo fare la lavatrice e poi mi vedrò un film..” ribatté sicuro Gerard.
“Wee, mio fratello è diventato proprio un ometto di casa da quando Lyn-z è in tour e lui è a casa da solo..^.^”
“Si beh, apparte che non è che le faccia sempre tutte lei le faccende di casa eh?! Anzi, spesso chiama la donna delle pulizie..due volte a settimana..” una vena di delusione nella sua voce forse?
“Hahahah, ma non hai intenzione di raggiungerla in tour? Che te ne fai qui tutto solo?!” le chiese Jamia, con il suo visino innocente e la sua voce dolce.
Amy sorseggiò un po’ di succo, velocemente, tanto che si sentì lo stomaco pieno tutto d’un tratto.
“C’avevo anche pensato” rispose il cantante “Ma sapete una cosa? Sto troppo bene a casa da solo, sono un po’ stufo di stare con lei, comanda sempre quando è a casa, e quando è in tour poi è troppo impegnata a divertirsi con tutti e mi caga mai..” si lasciò scappare.
“Io ti avevo detto di ripensarci subito..” disse Frank, prendendosi una gomitata da Jamia subito dopo.
Ebbene, si era voltata appena appena Amy, giusto per spiarli con la coda dell’occhio; respirava lentamente mentre sentiva quelle parole che sprigionavano delusione. Frank Iero si accese una sigaretta proprio in faccia a Jamia, facendola tossire, mentre Gerard continuava a sfogarsi con i suoi più cari amici.
“Dico davvero ragazzi, spero di riprendere in mano le redini del mio matrimonio, ma…oggi però, ho iniziato a pensarci seriamente, e se non sarà lei a chiedermi di essere suo marito come si deve, con un po’ di amore, un po’ di intimità, beh, chiudo…” tutti erano in silenzio ad ascoltarlo, e Alicia gli passò un braccio attorno alle spalle pur sempre tenendo la testa abbassata.
“Beh, vado a ordinare un giro di birre per tutti…” disse poi lui, alzandosi.
 
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chemical lady
view post Posted on 5/8/2008, 16:48




ma non puoi lasciarmi così in sospesoooooooooooooooooooooooooooo
non si faaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!
uff aggiorna presto se no io non aggiorno più!!!
faccio scioperooooO!!
 
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***Revenge Heart ***
view post Posted on 6/8/2008, 19:53




eccooo ci penso io xD
Capitolo 3




Era il momento adatto per scappare, non voleva che la vedesse, per nessun motivo al mondo, non di nuovo, non davanti a tutti, tentò di finire quel cocktail, ma ancora le mancava metà bicchiere.

Se lo rigirava nervosamente tra le mani guardando il liquido al suo interno dondolare violentemente.

Sentì la sua presenza accanto, il suo profumo, e fermò come per conseguenza il bicchiere, stringendolo forte tra le dita, come se tentasse di creparlo facendolo soffrire.

“Ralf! Mi fai un giro di birre per favore?” disse appoggiando una banconota da 50$ sopra il bancone, poco distante da me. Il barista col suo sorriso annuì e cominciò a riempire i bicchieri.

Amy teneva la testa bassa, sperando che lui non la riconoscesse. Lui si voltò per tornare al tavolo, ma si bloccò un attimo accanto a lei per dire solo “..ciao..”

Lei si voltò lentamente e con un sorriso fasullo al massimo rispose al saluto, mentre sentiva il suo culo pesantissimo sullo sgabello.

Tornò al suo tavolo, Gerard e attirò l’attenzione di tutti nuovamente, che non si risparmiavano un segreto l’un l’altro.

“Hey ma la conosci?” fece la moretta, ragazza di Bob. “Guarda caso era proprio lei quella che credevo fosse Lyn-z stamattina davanti al tuo palazzo, e ora la saluti..”

“Beh, diciamo che ci siamo conosciuti per puro caso stamattina” lo sentii dire mentre finivo quel succo alcolizzato schifosissimo.

“Portaci lei al ‘Double Couple’!!” gli disse Frank come se fosse una cosa perfetta per quel momento. “E così vi potete conoscere meglio no? E ce la presenti subito.. Dai amico mio, non pensarci una volta in più stavolta..”

Beh, se credeva di aver capito bene, lei non intendeva certo mettersi in mezzo al matrimonio di Gerard, non le sembrava giusto e non le interessava, sebbene lui le piacesse da sempre.

Lasciò sul bancone 10$ e salutò Ralf con un cenno della testa, per poi uscire a fumare una sigaretta.

Stava per scendere dalla veranda quando sentì la porta aprirsi alle sue spalle, e le venne istintivo voltarsi.

“Amy, giusto?!” i suoi occhi brillavano mentre le fissava il volto.

“Giusto” sorrise timidamente lei, per la prima volta. “Guarda caso ci rincontriamo eh?!” disse cercando di provocarlo a poco a poco. “Allora, forse..non è proprio un caso…senti, ti faccio una proposta, i miei amici vogliono andare in un locale, solo che non si può entrare se non si è in coppia, così pensavo se..” “No!” le rispose subito, senza nemmeno farlo concludere.”No, mi spiace, non vorrei essere d’impiccio ai tuoi amici, e poi non ci conosciamo nemmeno e non avrei nemmeno l’abbigliamento adatto” disse, sperando che capisse e se ne tornasse sui suoi passi.

“No, figurati, i miei amici sono d’accordissimo, e poi ti porto a cambiarti io se vuoi dai! O forse hai da fare?!”

“No..” disse, anche se poteva sparare lì una bella bugia, che forse lui non avrebbe bevuto comunque.

Era il momento giusto per scappare via, o nascondersi, per vedere quale sarebbe stata la sua reazione non vedendola più, ma fu come se i suoi piedi fossero incollati per terra e non si mosse.

“Eccomi” ricomparve dalla porta. “Allora ti accompagno io, ti cambi e usciamo ok?!” Ma Amy si sentì una stretta allo stomaco, come se fosse obbligata a non dargli retta.

“No, grazie Gerard, ma non posso accettare, magari un’altra volta, sono piuttosto stanca dal viaggio poi…” mentì, lui tanto non poteva sapere che lei aveva dormito quel pomeriggio.

“Oh, beh, se la metti così non insisto, il viaggio deve averti stancato parecchio..” disse chinando un po’ la testa.

“Beh, spero solo di rivederti..cioè, insomma….hem..” disse un po’ impacciato grattandosi la nuca.

“Buonanotte” tagliò corto lei, ancora più impacciata. “E vai con i tuoi amici, magari una partner la troverai sulla via per quel locale..” alzò solo un braccio per salutarlo e se ne andò via lasciandolo solo senza parole, lì inchiodato vicino alla porta del bar.

Camminò da sola, fino al motel, con la paura di trovarsi qualche delinquente per strada che la prendesse, ma poi ci pensò, e con la sua depressione di quel giorno arrivò anche a pensare che forse era meglio così. Ma fortunatamente rientrò senza imprevisti.

Si tolse la felpa e si mise un paio di pantaloncini e una canottierina per andare a dormire.

Poi cominciò a pensare, si alzò dal letto venti volte e cominciò a rosicchiarsi le unghie. Non poteva credere lei stessa di aver rifiutato un invito da Gerard Way e i suoi amici, quelli che un paio di mesi prima erano i suoi idoli.

Si mise a camminare avanti indietro per la stanza, finché non si diede una scossa e riportò la testa al presente. “Cazzo…” si disse. “Amy, ora sei grande, che ti frega di quello? Non sei più una ragazzina sbavante, poi lo vedevi anche da piccolo, solo che ora è diventato fottutamente famoso..ma, pensalo come uno dei Backstreet Boys, che te ne frega di loro? Niente, e allora…non deve fregarti niente nemmeno di lui..”

Cercò di pensare a queste cavolate, solo per trovare un modo più semplice di calmarsi; forse cominciava a capire che non era proprio indifferente al cento per cento però per lei.

Non si rendeva conto di come aveva potuto resistergli, rimanendo calma e fredda come una pietra ghiacciata lì, davanti a lui, invece di mollare al vento i suoi problemi e saltargli addosso.

E invece erano proprio quelli a bloccarla, riusciva a essere un po’ cortese solo con chi non le parlava più di tanto o con chi non si avvicinava troppo.

Si buttò finalmente di peso sul letto e guardando le luci che provenivano dall’esterno si addormentò un po’ più tranquilla.

Il mattino seguente si svegliò piuttosto presto e in forma proprio per andare a cercarsi un luogo dove stare, ma prima di quello un lavoro. Prese un pacco di fogli che si portava sempre appresso per disegnare o scrivere e si mise a scrivere degli annunci che avrebbe appeso in giro per negozi e botteghe varie. Non si fece problemi per scrivere tutto su di lei, che era laureata in scienze della formazione, che avrebbe accettato qualsiasi lavoro, dalla lavapiatti alla sguattera, fino all’insegnante. Le bastava solo qualche soldo per cominciare, avrebbe affrontato colloqui di lavoro più impegnativi più tardi.

Tentò di andare a cercare un posto da Starbucks, ma niente, erano tutti al completo, provò ancora in bar, ristoranti, pizzerie e tutti dicevano la stessa cosa: “Se ci lascia un numero la richiameremo” come se lei fosse stata stupida e ci avesse creduto.

Poi stanca e stufa si sedette in un angolo di un bar chiamato “Flowers bar” dove pranzò alla buona, con due tramezzini e un bicchiere di the.

Mentre attendeva di essere servita le squillò il cellulare, che non riusciva a trovare in borsa. È una legge scientificamente provata che una donna non trova mai una cosa in borsa in meno di 5 minuti quando ha fretta.

Tuttavia riuscì a rispondere in tempo.

“Si, pronto?!”

“Salve” una voce maschile dall’altro capo del telefono. “Ho preso il suo numero dall’annuncio al supermercato, ho letto che cercherebbe lavoro..”

“Si, certo….di che si tratta?!” chiese, giusto per farsi un’idea.

“Beh, a me servirebbe una specie di donna delle pulizie, sa io e mia moglie siamo a casa poche ore al giorno. Le potrebbe interessare?!”

Non credeva alle sue orecchie, non era un granchè, ma almeno una persona l’aveva chiamata, non si poteva ancora permettere un affitto, ma perlomeno un altro po’ di tempo al motel.

“Certo, mi dica tutto…”

“Beh, facciamo così, oggi alle 3 in punto mi troverà al tavolino 57 da Starbucks, così prendiamo accordi..le va?!”

“Certo..” disse subito, e poi pensò che questo doveva essere un uomo notevole, data la sua determinazione anche nel tavolo del Cafè.

“Beh, a più tardi allora, arrivederci!”e riattaccò.

Si accorse che stava sorridendo a 32 denti solo quando il nonnetto le sorrise mentre le porgeva i tramezzini e allora ritirò, piena di ribrezzo quel sorriso felice.

“Hey moretta”

Amy si voltò con il volto innocente verso una bionda che sembrava un diavolo in persona, con uno sguardo da vera dura.

“Dici a me?!” chiese Amy, stupita da quel metro e sessanta con i tacchi con la faccia da stronza.

“Certo, proprio a te…cerchi lavoro eh?”

“Come lo sai?!” le chiese Amy, non poteva aver sentito tutta la conversazione quella.

“Beh, credo che quel foglio sia tuo no?!”

In effetti si accorse di averne perso uno dalla borsa sul pavimento. Si affrettò a raccoglierlo e lo mise via.

“Hey allora ti serve un lavoro o no?!! Io ho un locale, se ti interessa mi manca una ragazza….stasera alle 7 passa se ti va, ti spiego un po’ di cose e poi decidi..” le porse un bigliettino da visita rosso mentre si alzava sorridente a metà, con quel viso da dura spaccaculi, poi uscì salutando il nonnetto.

“Ciao Paul, a domani!!”

 
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chemical lady
view post Posted on 6/8/2008, 22:57




ok ci sn!! brava cm sempre Monyyyyyy!!!!!!!
bellissima come ff....
non vedo l'ora di vedere cm si evolve!!
certo che la tipa poteva andarci con Gee no?
e inculo a tutto!!
 
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Angel Living On The Edge
view post Posted on 6/8/2008, 23:22




ahahahahha vedo che la romanaccia ha provveduto a postare al posto mio...XDDD

ahahahah...eh tesoro...ogni cosa a suo tempo...leggi bene il titolo nel frattempo...>_>
 
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kiki17
view post Posted on 8/8/2008, 10:35




Allora ragazze visto che mony è partita e ora anche deb,posterò io i capitoli!!!!
Capitolo 4
Aveva guadagnato ben due appuntamenti in soli pochi minuti, ne era abbastanza felice per essere il suo primo giorno. Sperava solo con tutte le sue forze di ottenere quei lavori.

Così quando uscì dal bar corse al motel a mettersi qualcosa di presentabile per il suo primo appuntamento di lavoro col signore della telefonata.

Non optò certo per tailleur e camicia, ma una semplice t-shirt sotto un golfino nero e un paio di pantaloni scuri; decise per un trucco acqua e sapone, per non dare troppo una brutta impressione. In fondo lei era sempre stata una rockettara piuttosto stilosa, non si preoccupava di com’era vestita, anche se sapeva quali erano i limiti.

Controllato di aver tutto al proprio posto, si incamminò per essere da Starbucks in perfetto orario, la prima impressione conta sempre.

Camminava tranquilla sotto il sole cocente quando si trovò davanti al palazzone in cui stava il locale a più piani, quella mega caffetteria take-away.

Chiese informazioni a un cameriere che puliva un tavolo.

“Mi scusi, il tavolo 57?!”

Il moretto la guardò interrogandosi chissà che cosa, “al piano di sopra, ultimo tavolo a destra prima dell’angolo”

Lo ringraziò educatamente, poi guardandosi intorno salì le scale ammirando vari quadri di caffè sulle pareti. Il suo cuore cominciò a battere un po’ più forte e la sua bocca era un po’ impastata, forse dalla tensione.

Arrivò in cima alle scale, i tavolini quasi tutti occupati e ciascuno aveva il numero scritto sopra il portatovaglioli.

Scorse avanti fino al tavolo 54 e scorse così sulla destra il 57.

La grande poltrona color mattone non permetteva di vedere le spalle dell’uomo che la chiamava, magari non era ancora arrivato, mancavano ancora 3 minuti alle 3.

Andò avanti facendo un respiro profondo e si preparò un sorriso cortese.

“Buongiorno!” disse mentre arrivava accanto a lui, che appena la vide si alzò in piedi.

Lei incrociò i suoi occhi e tacque per un istante, quegli occhi, così insopportabilmente belli da guardare, stavano a pochi centimetri dai suoi, e la penetravano fino a farla andar fuori di testa.

“Buongiorno!” fece lui, e le porse una mano.

“Gerard, ancora tu…ma…come cavolo…?!” non riuscì nemmeno a terminare la frase che lui aveva già la risposta pronta.

“Beh, ti ho vista appendere l’annuncio al supermercato, stamattina mentre facevo la spesa, e così, ho preso il numero..” rispose con un sorrisino malizioso in viso.

“Senti, io non ho tempo da perdere, devo andare…” rispose lei con le spine sotto ai piedi tanto il nervoso che la stava prendendo.

“Aspetta, siediti, ho ordinato un caffè, avresti detto che avevi fretta al signore che doveva chiederti del lavoro?? Suvvia..” effettivamente aveva ragione lui, non aveva scuse Amy per impiantarlo lì di nuovo.

“Beh, ok.” le rispose cortese, mentre si sedeva di fronte a lui accavallando le gambe.

Un cameriere piuttosto di fretta posò sopra il tavolino in legno scuro due bicchieroni di carta con la scritta verde “Starbucks”, colmi di caffè nero. “Ecco a voi, buon caffè.”

“Grazie” rispose lei, e poi appena il cameriere se ne andò ripetè “Grazie del caffè..” a lui.

“Grazie a te per essere venuta” disse mentre sorseggiava un po’ dal bicchiere. “Posso farti una domanda?!” chiese diretto.

“Certo..” gli rispose, anche se era un po’ timorosa.

“Beh, hem, perché continui a voler evitarmi..?!” le domandò fissandola con due occhi più cupi che mai.

“Hem, io, beh…non è così…” si poteva notare una vaga vena di imbarazzo nel suo viso, così lui continuò ancora più spietato, come se volesse svergognarla e farla confessare tutto.

“Allora, temi che io voglia farti del male dato che scappi sempre?!” “Stronzo” pensò lei, ma rise amaramente e gli rispose “Dovrei forse?! Saprei difendermi molto bene in tal caso lo sai?!” stava recuperando punti, e forza, e coraggio.

“Beh, ecco, tu…sai che Lyn-z è in tour no?!” andò diritto al sodo.

“Certo, ma..” lei si fece un po’ più seria e azzardò una domanda. “Gerard senti, io non sto capendo più nulla, cosa cavolo vorresti da me?!”

“Cosa voglio da te?! Beh, domanda da 100000 dollari” sorrise stupidamente “Ecco, non vorrei darti mai una brutta impressione..sai, io, mi ricordo di te quando eri piccola, le nostre madri lavoravano insieme, anche se io e te non ci siamo mai rivolti la parola in tutti questi anni, non potrebbe essere forse un motivo valido tentare di conoscerci adesso e magari diventare amici?!”

Lei sorrise guardandolo fisso negli occhi come per dirle “E io dovrei caderci?!” Mentre lui invece sapeva che lei non l’aveva bevuta e sperava solo che però non gli chiedesse più nulla. Non aveva intenzione affatto di dirle “Beh, ti ho chiamata perché mi sei piaciuta dal primo momento e basta..” anche perché doveva ancora pensare che aveva una moglie in giro per il mondo e non voleva fare passi falsi subito dando l’impressione di uno stronzo approfittatore e anche traditore.

“Senti, hem…se ti va, usciamo stasera a cena..” azzardò.

Ma lei pungente rispose senza nemmeno pensarci “Guarda stasera non posso…davvero, non scherzo..” fece perfino una faccia dispiaciuta, ma quella solo per fargli credere che ci stesse capendo qualcosa.

“Beh, nessun problema, facciamo domani a pranzo..” le sorrise dolcemente.

Lei sbuffò un attimo, “Ok, domani a pranzo…spero solo di capire cosa vuoi prima o poi…”.

Amy finì il suo caffè nero e lo guardava mentre anche lui beveva il suo.

“Amy, che fine hai fatto in tutti questi anni?!” le chiese.

“Beh, dipende da quanti anni non mi vedi più..!” gli sorrise facendosi passare un po' di tensione. “Non ti vedo, da….da quando eri al ballo del mio ultimo anno a scuola..” sorrise appoggiando il viso sul palmo della mano e guardando i quadri appesi al muro. “Eri davvero carina” cercava di non dilungarsi troppo nei complimenti. “Avevi quel vestito nero così bello..e io ero sul palco a cantare e a sistemare le luci dopo che avevo suonato, visto che non avevo una dama..”

Cominciò a ricordare anche lei quella sera, stava con quel ragazzo di nome Matthew, che non aveva più rivisto né sentito dopo che era partita. Aveva il vestito nero che le aveva fatto un’amica di suo padre, di seta nera, che la fasciava dal seno ai fianchi e faceva cadere la gonna a pieghe fino alle ginocchia.

Aveva imparato a ballare in due giorni per andare a quel ballo, sotto le grinfie di sua madre, ballerina da quando era giovanissima.

“Già, ricordo, e fu lì che cantasti per la prima volta “Early sunsets over Monroeville..” una versione piuttosto diversa, ma la sostanza c’era..” sorrise lei, provando che era una sua fan.

Lui sorrise con occhi sognanti. “Già, era proprio quella volta lì, anche se poi cestinai tutto ed effettivamente dopo l’attacco delle torri scrissi “Skylines and turnstyles” che mantenni finché decisi di formare gli effettivi My Chem…”

Lei sorrise e disse ironicamente “Si si, la so tutta la storia della tua vita..>_>”. Lui rise e si sporse un po’ in avanti verso di lei. “Ah, allora sei anche tu una mia fan..” E ancora lei quasi sgarbata “Non sono una TUA fan, una fan della band!!” e incrociò le braccia facendolo ridere maggiormente.

“E allora, perché continui a scapparci? Non vorresti nemmeno un autografo?!” disse gasandosi.

“Aahaha…dopo il gran vaffanculo che hai augurato a tutti al vostro ultimo concerto io dovrei anche essere fiera di avere una sottospecie di idolo così?!” voleva infierire, e far sì che si scusasse umilmente.

“Beh, io quell’ultima sera ero un po’ su di giri, continuavo a bere quel giorno, era l’ultima data e volevo farla da sballato..ma giuro…ora non bevo più…cioè, ogni tanto una birra con gli amici, ma superalcoolici non li vedo nemmeno con i binocoli.” Sembrava sincero dallo sguardo.

“Senti, allora ci vediamo domani a pranzo..” gli disse cercando di tagliar corto e non dargli troppo modo di bloccarla lì ancora a lungo.

“Vuoi che ti venga a prendere? Andremo fuori città..” le disse sperando che non le desse buca all’ultimo.

“Oh, posso anche venire in taxi…” disse allargando le braccia come per significare che non c’era alcun problema, che non voleva creargli disturbo.

“No figurati, passo io per mezzogiorno, ti aspetto davanti alla reception del motel..” Amy annuì e si alzò in piedi “Beh, grazie per il caffè, a domani Gerard..” Lui si alzò bloccandola prima che se ne andasse e le diede due baci sulle guance.

“Grazie Amy, vedrai, non sono poi così difficile da scoprire, non voglio poi così tanto da te, solo una semplice amicizia..” le sussurrò con voce sensuale. Lei era così presa dal profumo del suo dopobarba che quella volta temette davvero di non staccarsi più da lui.

Aveva sfiorato Gerard Way, in carne ed ossa, ed era ancora più bello quando non parlava di musica e di tour, ma semplicemente di altre cose. Non erano più sempre “le stesse cose”, era come una persona nuova da scoprire.

“Beh, ciao…e grazie…a domani..” disse lei e rivolse ancora uno sguardo ai suoi occhi prima di andarsene felicissima, per strada quasi saltellava in stile Heidi da quanto felice era in quel momento.

I suoi problemi improvvisamente si erano eclissati in parte, o almeno, erano passati in secondo piano, per una volta che poteva essere felice, tanto valeva cogliere l’occasione!
 
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Angel Living On The Edge
view post Posted on 8/8/2008, 11:18




O.o.....XD io parto domenica mattina....^.^
kiki come fai ad avere i capitoli???
XDD che bizzarra questa cosa...ahahahaha
 
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chemical lady
view post Posted on 8/8/2008, 14:50




e si scopre che la Mony si fida di tutti tranne che di me...
*sospiro triste e rassegnato*
OK basta che qualcuno aggiorni!!!
Gee non mi sembra che abbia buone intenzioni...
 
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Angel Living On The Edge
view post Posted on 9/8/2008, 05:59




ahahaah...nooooooo....XD
ma io non sapevo....sapevo solo che deb l'aveva letta tempo fa....ma....solo lei..
non mi fido più nemmeno di me stessa guarda...XD
 
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kiki17
view post Posted on 9/8/2008, 15:31




Ehy deb li ha passati a me,mi ha chiesto il piacere di poter postare la tua ff visto che lei partiva e mi ha detto ke eri già partita anche tu,ma pensavo che tu lo sapevi,ora non so.
Cmq se ti da fastidio....beh...nn so...cioè,vedi tu!!!!!

Puoddarsi che deb avrà capito una cosa per un'altra...e...ho fatto io una brutta figura!!!!
Scusa!
 
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276 replies since 3/8/2008, 15:18   2231 views
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