Memories, Ehssì...

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_Nemesi____
view post Posted on 6/7/2009, 22:36




Speriamo bene! Era da tanto che avevo intenzione di farne una sui MyChem! Si acetta qualunque tipo di suggerimento! Buona lettura ^^

Capitolo 1 - New Jersey

Fratellone, quando sono nato eri contento?

Che domande! Assolutamente no!

Anch’io ti voglio bene, fratellone!


All’ennesimo richiamo del professore, e alle ennesime risate dei compagni, non poté che rifugiarsi dietro il suo libro e fare finta di nulla, come faceva sempre. Era sempre abituato a mettersi in secondo piano, e sentirsi tutti quegli occhi puntati addosso era snervante, per lui. Con falsa naturalezza si pulì gli occhiali e cercò di ascoltare le noiosissime parole del professore sulle conquiste di Napoleone.
Contò secondo per secondo il tempo rimanente al suono della campana. Non vedeva l’ora di andarsene.
La cosa che preferiva della scuola era senza dubbio la campana che segnava la fine delle lezioni. Almeno per quel giorno.
-Ehi, Mikey!-
Mikey, 15 anni, fisico snello, alto e con gli occhiali, con aria svogliata rispose al saluto del suo amico fin troppo allegro e socievole.
-Oggi sei un po’ fiacco. Ti ha scaricato una ragazza?-
-Tu, piuttosto? Oggi non te la spassi con Jamia?-
-Questo lo dici tu!- rispose il suo amico con aria risoluta –Il sottoscritto ha organizzato una mega cena solo per la coppia più bella del mondo!-
-Non sapevo che fossi un fan di Topolino e Minnie-
-Aaaaaah, questo è il Mikey che conosco! Non è che tu e quello scemo di tuo fratello riuscite a…-
Il ragazzo ricevette una botta in testa, abbastanza pesante, da parte di uno zaino abbastanza pesante.
-No, Frank, mi spiace- rispose il ragazzo che lanciò lo zaino –Oggi lo scemo e suo fratello non hanno tempo per le tue sciocchezze-
-Sempre ilo solito!- sbuffò Frank.
Anche se si erano trasferiti da poco in quella località tranquilla che era Belleville, i due fratelli Way ancora non si abituavano. Non digerivano granchè il cambio d’aria, soprattutto il maggiore, Gerard, 18 anni, un fisico cicciottello e trasandato, all’apparenza per niente socievole. Rispetto al fratello, all’apparenza più calmo e posato, sembravano un’accoppiata decisamente strana. E l’unico a cui davano più confidenza era quel concentrato di follia di Frank, 14 anni, col sorriso perennemente sulle labbra, che non stava mai fermo un momento, e non passava certo inosservato.
Insomma, nonostante tutto, le cose scorrevano bene.
-Siete degli asociali!- sbottò Frank –Io vi propongo un giretto nella meraviglia che è Belleville, e voi mi liquidate con un “abbiamo da fare”! ma chi me lo fa fare di starvi appresso?-
-Infatti, Frank- disse con calma Mikey –Non dovevi organizzare una bellissima cenetta romantica col tuo amore?-
-Ops, vero- disse Frank cadendo dalle nuvole –Ma non credere. Tornerò…-
Vederlo saltellare dappertutto, sparire allegramente all’orizzonte, fece scappare un sorriso intenerito a Gerard –In fondo è un bravo ragazzino- disse sospirando.
Mikey non lo ascoltava granchè, anche perché suo fratello prese a canticchiare. Era un hobby che aveva da sempre, una cosa che faceva sin da piccolo con la nonna, la sua migliore amica senza dubbio.
Ciò che, comunque, catturava l’attenzione di Mikey era un cartellone pubblicitario. Se ne accorse anche Gerard.
-Mikey? Tutto okay? Cosa guardi?-
-Uh? No, niente, solo un’occhiata…-
Ma quando il fratello voleva sapere una cosa niente lo fermava –Oh, il concerto degli Smashing Pumpkins a New York… Ci andrai?-
-Non ho raggranellato abbastanza soldi… E poi lo sai che la mamma non vuole… Uffa, vorrei tanto andare a New York, così andrei a tutti i concerti che voglio senza dovermi guadagnare i soldi da solo per il biglietto…-
-Ah, sì? Vorresti andare a New York solo per questo?-
-Anche. New York apre la porta a mille e più possibilità, e poi mi piace come città. Sempre meglio di questo buco del New Jersey, chissà che ci trova Frank di tanto bello…-
-Ho capito- rispose Gerard sorridendo in modo furbo –Vorrà dire che ci trasferiremo a New York quando avrò sfondato come fumettista- fece un occhiolino al fratello, e non poté che ottenere un sorriso. Anche se non lo davano molto a vedere si adoravano. Mikey, soprattutto, adorava suo fratello. Lui diceva spesso che per lui era una disgrazia averlo come fratellino, ma in realtà se ne volevano di bene, eccome. E poi suo fratello a volte sembrava così sfuggente… Spesso se ne stava per conto suo a disegnare oppure passava gran parte del tempo con la nonna.
Tornarono a casa con una gran fame, pranzo pronto sul tavolo, TV accesa e i volti sorridenti dei loro genitori e di sua nonna.
-Bentornati! Com’è andata oggi?-
-Uhm, non male… Tutto come sempre…- rispose subito Gerard. Sì, era abbastanza scontroso alle volte. Forse era solo la pubertà. E poi anche Mikey spesso rispondeva così.
Per gran parte del tempo non fecero che mangiare, ascoltando le notizie dei telegiornali. Si sentivano anche i primi lampi: avrebbe piovuto anche quella giornata, ormai l’inverno era arrivato e presto avrebbero visto anche i primi fiocchi di neve.
-Ah, domenica prossima io e la mamma non ci siamo-
-Ah ah- risposero i due fratelli in coro mentre mangiavano-
-E anche la nonna non ci sarà-
-Ah ah-
Il padre li guardò maliziosamente e diede una pacca sulla spalla del maggiore –E allora, non siete contenti?! Alla vostra età se i miei non erano a casa organizzavo festini!- ma la faccia di Gerard fece dimenticare presto quella battuta. Anzi, gli scappò anche una lamentela.
-Ehm, tutto okay, sono solo stanco… Vado a riposare…-
Mikey però aveva captato qualcosa di più. Finì il pranzo velocemente e se ne andò con la scusa di studiare. Invece, cercando di non far rumore, senza nessuna ragione, andò nella camera del fratello. Una stanza piccola, strapiena di oggetti strani o legati ai vampiri, che tanto adorava suo fratello, o di fumetti. Per non parlare del tavolo su cui si metteva a disegnare: nel perenne caos. Come facesse a trovare tutto ciò che gli occorreva lì sopra era un mistero.
-Fratellone…-
-Che c’è…?- rispose svogliato Gerard
-Tutto okay?-
-Mh mh…-
-Non è vero…-
-Mikey…-
-Dai, a me lo puoi dire-
-Ma non è niente. le solite cose-
-Solite cose? Quindi…-
Gerard non gli lasciò il tempo di finire e si tolse la maglietta, sdraiandosi poi a pancia in giù, lasciando in mostra il motivo per cui si lamentava della pacca: un livido non indifferente si era formato sulla spalla.
-Chi te l’ha fatto?-
-Uno della quarta sezione…- affondò la testa nel cuscino –Non vedo l’ora di diplomarmi… Ah, Mikey, non dirlo a mamma e papà, né tantomeno alla nonna. Intesi?-
-Intesi-
Sorrise, gerard, per ringraziarlo –Grazie…-
-Sbrighiamoci ad andare a New York, okay?- disse con un sorriso Mikey
-Sì, sì… Però non cominciare ad assillarmi, eh?- rispose gerard ridendo
-Però, se andassimo quanto prima a New York, noi…- lo squillo di un telefono interruppe la conversazione. Quello di Mikey. Vide di chi era la chiamata: Frank. E che voleva adesso?
-Sì?-
-Ehilà, Mikey! Come butta?-
Che tipo strano… -A dire il vero, ho appena finito di mangiare. Come mai mi hai chiamato?-
-Oh, bè, io non mi scordo mai degli amici…-
-Frank…- lo canzonò Mikey –Non chiami mai a quest’ora senza ragione. Che è successo?-
-Ah, ma la sai l’ultima? Indovina dove sono?-
Ma perché era così… Ingenuo, alle volte?
-Non lo so, Frank… Dove sei adesso?-
-Non c’è proprio gusto con te…- Mikey poteva giurare che in quel momento Frank stesse facendo il broncio –Comunque sono all’ospedale- disse poi con tranquillità
-E perché?-
-Io sto bene, ho solo quasi rotto la testa a uno!-
-Quasi rotto?! Ma sei cretino?!-
-Il punto è che mi sa che questo vuole che gli pago i danni. Visto che non ho un soldo, mi chiedevo se da buoni amici potevate aiutarmi…-
-Ma Frank…-
-Dai, vi aspetto qui! Tanto a quello lo stanno ancora visitando!- riattaccò senza lasciare il tempo di replicare. Ovviamente Mikey aveva una pessima espressione in viso, e Gerard si fece spiegare tutto.
A quel punto, c’era poco da fare: di corsa all’ospedale a vedere che cavolo aveva combinato per l’ennesima volta chel pazzo di Frank.
 
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*.*.*so chemical*.*.*
view post Posted on 7/7/2009, 12:34




noemi ti amo perchè scrivi cose del genere

punto *_*
 
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_Nemesi____
view post Posted on 7/7/2009, 14:19




CITAZIONE (*.*.*so chemical*.*.* @ 7/7/2009, 13:34)
noemi ti amo perchè scrivi cose del genere

punto *_*

Maggrazie *-*
Io ti amo perchè sei così... Così! :heart:
 
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*.*.*so chemical*.*.*
view post Posted on 7/7/2009, 14:26




*-* *abbracciaamodistritolatriceassassina*
 
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_Nemesi____
view post Posted on 16/7/2009, 12:37




*fischietta*

Capitolo 2 – Risarcimento

Arrivati in ospedale videro subito il loro amico Frank, che batteva il piede sul pavimento spazientito. Si avvicinarono, quasi con cautela, ma frank li notò lo stesso e li saluto a braccia aperte.
-Niente convenevoli, Frank. Cos’hai combinato?- disse mikey tagliando corto.
-Bè, niente… Ero tornato a scuola perché avevo scordato Pansy in classe-
-Chi?-
-Pansy-
-E chi è?-
-La mia chitarra, nonché mia amante. Tranquillo, Jamia se n’è fatta una ragione-
Gerard e Mikey guardarono in maniera molto strana il loro amico. Ma dopotutto si erano arresi all’evidenza che quella ormai era la quotidianità.
-Comunque, ero tornato in classe per riprendere Pansy, ma sulla porta ho colpito in testa per sbaglio uno dell’ultimo anno. E li non è successo niente, capita. Però l’ho beccato anche all’uscita, ho cercato di stargli alla larga, giuro- disse mettendo una mano sul petto –Ma sono inciampato alle scale e la botta stavolta è stata tremenda. Comunque ora gli mettono un punto ed è finita-
Gerard si sedette accanto alla chitarra di Frank, oggetto del disastro –Tu sei completamento scemo-
-Non l’ho fatto apposta…-
-E sei proprio sicuro che ora ti chieda i danni?-
-Penso di sì. Mentre si teneva la testa dolorante ha confabulato un qualcosa tipo che io lo perseguitavo-
Ai due fratelli vennero i brividi.
-Bè, io vado a prendermi una coca cola. Ne ho proprio bisogno. Se quello là esce, parlateci voi-
Ci fu un silenzio insolito tra i due fratelli. Con tutto quello a cui dovevano pensare, ci mancava solo di dover pagare un danno a uno sconosciuto.
Gerard in particolare sembrava quasi estraneo a tutto. Aveva lo sguardo assente e non degnava di un minimo sguardo il fratello.
-Fratellone…-
-Mh?- rispose gerard senza guardarlo
-Che ne pensi?-
-Penso che sia una gran seccatura-
-… Non intendevo questo-
-Ah, no? E cosa, allora?-
-Che se noi…-
Non fece in tempo a finire la frase, purtroppo. Vide che Gerard si alzava quasi di scatto dalle sedia, e che guardava incuriosito e, a essere sinceri, anche un po’ scocciato, le persone che erano appena uscite da una sala. Uno era il medico. L’altro era un ragazzo riccissimo e dalle labbra carnose, il look un po’ afro, che si teneva del ghiaccio sulla fronte.
Il medico notò i due ragazzi e si diresse verso di loro col ragazzo
-Siete amici del ragazzo o…-
-No, non sono loro- rispose subito il ragazzo vittima del disastro di Frank. Si guardò intorno un po’ furente –Dov’è quell’idiota?-
-Ehm ehm… disse a quel punto Gerard, stringendo la mano del medico –Sono Gerard Way… Sono un conoscente del responsabile dell’incidente di…-
-Ray Toro- rispose scocciato lui
-Ecco, di Ray Toro. Siamo qui per risolvere la faccenda… Ah, lui è mio fratello Michael- disse indicandolo.
Tutta quella presentazione, resa gentile il più possibile da Gerard, sembrava perdere di significato, in quanto Ray, ancora più furente e col ghiaccio in testa che si scioglieva, indicava un ragazzino che tranquillissimo beveva una coca cola.
-Tuuuuuuuuuu! Allora non eri scappato!-
-Oh- disse Frank notando la scenetta –Ci siamo tutti, allora!- fece un sorriso… Ingenuo, se così si potrebbe definire
-Non cadere dalle nuvole! Mi devi risarcire!-
-Ehi! È stata solo una botta! Se ti hanno messo solo del ghiaccio tanto male non ti sei fatto! E poi quel casco che chiami capelli avranno attutito il colpo!-
-Come osi, moccioso?!-
-Se la metti in questi termini scordati persino i centesimi!- erano faccia a faccia, frank, piccolino, davanti a quel ragazzo afro. Ma a lui non sembrava importare rischiare di fare a botte. Per essere precisi: aveva già avuto esperienze simili con ragazzi grandi e grossi.
-Calmatevi- disse Mikey mettendosi in mezzo –Non è il caso di fare casini proprio qui…-
-Un momento!- Gerard indicò Ray –Aspetta, aspetta… Ray Toro? Il portoricano?-
-Che?- rispose Ray sistemandosi il ghiaccio in testa
-Siamo insieme nel corso di storia! Ecco perché mi sembrava di averti già visto!-
Ray si avvicinò ulteriormente a gerard, cercando di focalizzare. Poi spalancò la bocca a esclamò –Gerard way! Quello del secondo banco in ultima fila a partire da sinistra?-
-Sì-
-Aaaaah, ora ho capito…- guardò Mikey –E così questo qui è tuo fratello… Mi pare di ricordare di averlo incrociato… E sei amico di questo idiota?-
-Brutto…- disse Frank alzandosi le maniche, ma Mikey lo fermò
-Scusalo- rispose Gerard –Ogni tanto non è consapevole delle sue azioni. Non è che potresti metterci una sopra?-
Ray ci pensò su per un po’ –Mmh… Non saprei… Francamente vorrei averci a che fare il meno possibile… Potrei anche starci, ma a una condizione-
-Sarebbe?-
Ray sorrise –Da questo momento fino al diploma dovrai farmi i compiti e passarmi le verifiche. Ah, ovviamente può darsi che dovrai aiutarmi anche nell’esame di diploma-
-Praticamente tutto l’anno scolastico?- erano a ottobre, infatti
-E non è finita- disse ray indicando l’occhio destro di Gerard –Alle foto dell’annuario di quest’anno, che si terranno a novembre, dovrete farvi fotografare con un occhio nero. Tutti e tre-
-E noi cosa c’entriamo?!- replicò Mikey
-Suvvia, in fondo un occhio nero e qualche compito in più sono sempre meglio di… Vediamo… 30.000 dollari di risarcimento-
-Mi prendi in giro?- Frank stava perdendo le staffe –Del ghiaccio sulla testa varrebbe 30.000 dollari?-
-Allora mettiamola così: meglio un occhio nero che un consulto dall’avvocato che farà una bella chiacchierata coi tuoi genitori-
Non sembrava esserci molta scelta. Frank sbuffò –Tsk… E va bene-
Ray sorrise, ringraziò il medico e fece per andarsene, quando si ricordò di un’altra cosa –Ah, la tua chitarra… Faresti meglio a curarla di più. E ricordati che serve per suonare, non per attentare alle persone-
Veder sparire quella figura riccia diede un enorme fastidio a Frank –Ma guarda tu questo… Alla fine c’abbiamo rimesso noi-
-Infatti- rispose Mikey –Per colpa tua dovremo farci una foto oscena-
-E soprattutto occuparmi degli studi di quello là. grazie mille, Frank- Gerard, con passo svelto, se ne andò dall’ospedale. Era scocciato, meglio non infastidirlo ulteriormente, pensò Mikey. Alla fine, forse, era proprio Gerard quello che c’aveva rimesso di più: occuparsi dei bei voti di ray, farsi una foto con l’occhio nero, e magari stare anche attento a come si comportava nelle lezioni di storia, d’ora in avanti.
In Mikey il desiderio di andare a New York si faceva sempre più pungente.

*fugge*
 
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°Binca_romancer°
view post Posted on 16/7/2009, 19:01




Frank è sempre il solito combina guai XD
belliccima, continuaaaaaaaaaa!
 
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_Nemesi____
view post Posted on 17/7/2009, 11:25




Grazie infinite! ^^
Posterò domani ^^
 
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_Nemesi____
view post Posted on 18/7/2009, 13:35




Nuovo capitolo ^^

Capitolo 3 – Tornare A Casa

-Bentornati, ragazzi! Gerard… Non ceni?-
-Devo finire di studiare storia, scendo dopo-
-Ma…-
-Adopociaociao!-
I genitori guardarono la porta del figlio maggiore chiudersi a una velocità insolita, quasi sorpresi. Forse trovavano strano che improvvisamente Gerard volesse a tutti i costi finire di studiare saltando la cena? Bè, si consolarono in fretta, in ogni caso.
-Vorrà che Mikey mangerà anche la porzione di Gerard-
-Veramente io…-
Lo guardarono tutti male, soprattutto la nonna. Mikey non aveva scelta.
-Ehm… Okay…- si sedette, pulendosi gli occhiali.
Frank invece non era tornato a casa subito dopo quell’incidente all’ospedale. In parte non ne aveva nessuna voglia, e in parte aveva un po’ paura della reazione di sua madre. Spero con tutto il cuore che non gli facesse domande. E poi, la cena con la sua ragazza… Non voleva che si rovinasse tutto per uno stupido incidente. Cercò di tranquillizzarsi mentre oltrepassava il cancelletto di casa sua
-Ciao, mamma…- disse facendo finta di nulla
-Ciao… Dove sei stato?- sua madre era in cucina e stava preparando una zuppa
-In giro… Ah, io non mi fermo a cena. Sono passato per farmi una doccia-
Sua madre lo fermò prima che arrivasse al bagno –Evidentemente non hai saputo-
-Cosa?- a Frank si raggelò il sangue
-Che il preside mi ha chiamata stamattina-
Non poteva esserci di mezzo Ray, visto che era successo dopo le lezioni. Cercò di ricordarsi cosa aveva combinato almeno nelle ultime due settimane.
-Frank, che devo fare con te? È la terza volta che fai a botte con qualcuno nelle ultime due settimane-
-Ma non è successo niente, mamma…-
-A uno di loro gli hai rotto il naso-
-Mi hanno provocato, e uno ha pure offeso Jamia- sbuffò. Meno male che non sapeva ancora di Ray –Senti, possiamo parlarne quando torno? Anzi, domani- fece di nuovo per voltarsi, ma venne di nuovo fermato
-Già che c’ero ho chiamato anche Jamia. Oggi dovevi uscire con lei, no? Le ho detto che non potevi-
Frank si voltò di scatto, occhi spalancati, visibilmente contrariato –Cosachecosa? Tu… Tu avresti disdetto l’appuntamento che avevo con lei… Cioè…-
-Sei in punizione-
-Come ti sei permessa?!- si avvicinò al tavolo della cucina, sbattendo un pugno –Mamma, erano mesi che stavo organizzando tutto! E adesso per uno stupido naso rotto di chicchessia devo…-
-Hai anche il coraggio di rispondermi? È già tanto se non ti hanno sospeso da scuola!- posò con rumore il piatto per Frank –E ora mangia-
-Ti ho detto che non sarei rimasto per cena- si voltò, stavolta senza l’intenzione di tornare indietro qualunque cosa gli avesse detto –E sai che detesto la carne, non cercare più di rifilarmela-
-E dove andresti?-
-Da papà- prese l’asciugamano e i vestiti di ricambio –Almeno lui è più discreto- chiuse la porta, quasi sbattendola, e a chiave. Una doccia era proprio ciò di cui aveva bisogno.
Poche ore erano passate e Gerard era rimasto tutto il tempo in camera sua a finire le relazioni di storia. Si sarebbe risparmiato un sacco di tempo se non fosse che stava facendo una relazione anche per Ray. uffa, lo conosceva appena e doveva fargli da sottospecie di schiavo per i cavoli di Frank. Si sarebbe vendicato, altroché.
Sentì bussare alla porta. Sbuffò. Non era proprio giornata, quella.
-Non rompete le palle-
Eppure aprirono lo stesso –Gentile da parte tua. Non c’è più rispetto per gli anziani-
Gerard restò stupito. Non succedeva spesso che sua nonna entrasse come se niente fosse in camera sua.
-Nonna, scusa, io… Sono un po’ stressato…-
-Non l’avevo notato- ridacchiò. A Gerard scappò un sorrisetto.
-Tieni- la nonna posò sulla scrivania un piatto di carne e contorni assortiti –Tuo fratello non è riuscito a mangiarlo tutto. Ha lo stomaco un po’ piccino, eh?-
-Grazie…-
-E questi?- prese dalla scrivania una cartelletta in forato A3, e sapeva che significava
-No!- Gerard la fermò prontamente –No… Li devo… Li devo finire… Non si guardano i lavori incompleti… Porta sfortuna…-
Sua nonna rise, tenendosi la pancia –Facevi prima a dire che ti vergogni di farli vedere!-
-Ma io…-
-Bè, io vado… E anche tu vai a dormire fra poco…-
-Certo, certo…- Tanto passava un’altra notte in bianco
-Buonanotte…-
-Buonanotte, nonna- sorrise, una volta certo di essere solo, e si rimise a studiare.
In una stanza ben arredata, dalle pareti color pastello, una Tv accesa a bassissimo volume, una ragazza guardava una foto. Ritraeva lei, sorridente, felice, in abito da sera, con un ragazzo dal sorriso sgargiante e ingenuo, abbracciati. Sospirò, cambiando canale. Doveva essere una serata perfetta e invece niente. però non è che ce l’avesse con lui. Sapeva com’era fatto.
O forse non aveva imparato a conoscerlo ancora a fondo, benché fosse un anno ormai che stavano insieme, perché quel ragazzo si era arrampicato su un albero e si era messo a bussare alla sua finestra.
Lei lo guardò sorpresa, correndo ad aprirgli.
-Ma che cosa…-
-Ciaaaaaaao…- rispose lui sorridente
-Non eri in punizione?-
-In teoria. Stanotte mi fermo da papà-
-Però resti sempre in punizione-
-Ma mio padre non mi ha messo in punizione-
Lei lo guardò rassegnata. In fondo doveva aspettarselo da lui.
-Hai da fare ora?- sporse un po’ la testa verso la sua camera, notando la TV accesa –Noto con piacere di no. Allora vediamo di rimediare al guaio di stasera…-
-Ma io…-
-Se ti sbrighi facciamo in tempo per andare al ristorante-
-Però…-
-Parlo io con i tuoi. Tanto mi conoscono-
-Va bene… Allora faccio più in fretta che posso!- sorrise, e si avvicinò a Frank, dandogli un bacio –Grazie…-
-Mi dispiace per la fretta che ti metto, Jamia…-
-Sì, sì… Ora scendi dall’albero, che potresti farti male…-
-Jamia, cosa…?- sua madre non fece in tempo a terminare la frase –Frank?-
-Salve, signora! Jamia può uscire, sì?- disse lui col sorriso sulle labbra.
 
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_Nemesi____
view post Posted on 20/7/2009, 17:17




Trallallero

Capitolo 4 – Pausa

Un’altra mattina era appena iniziata, così come un’altra giornata di scuola. Se Gerard di solito la mattina era di cattivo umore, quel giorno era proprio di pessimo umore. Perché? Il motivo risiedeva in quella casco di capelli afroamericani.
-Buongiorno, Way. Hai portato…?-
Gerard, senza dire nulla, porse dei fogli a Ray
-Wow, l’hai fatto davvero… Bravo, Way…-
Non ebbero modo di parlare per il resto della mattina, a parte quelle due ore di storia poi incontrarsi era praticamente impossibile. Giusto all’ora di pranzo, ma da parte di tutti e due non era mai venuta voglia di cercarsi o cercare di fare conversazione.
Quel giorno però era diverso, Gerard notò quasi subito Ray in quanto era seduto su una panchina, da solo, con al fianco la custodia di una chitarra.
Con la scusa di cercarsi un posto vuoto, gli passò vicino, e vide anche che aveva una cicatrice sulla testa. A quanto pare il danno di frank sarebbe stato permanente.
-Brutta cicatrice- disse Gerard come se nulla fosse.
Ray si girò di scatto, sorpreso da quella constatazione. Si ricompose e tornò sul suo panino –Non sapevo che l’avessi notato-
-Posso sedermi?-
-Sì, fai pure, ma attento alla chitarra-
-Frequenti anche il corso di musica?-
-Tu no?-
-Ce l’ho già un insegnante privato-
-Allora sei ricco-
-Macchè, è solo mia nonna-
Ray lo guardò un po’ strano, ma tornò comunque ad addentare il suo panino tranquillo.
Rimasero in silenzio, intenti ad occuparsi del proprio pranzo, finchè Ray non si accorse di una cosa.
-Ti accontenti di un succo di frutto e una mela?-
-Devo perdere peso-
-Ma va…-
-Che c’è?-
-Niente, niente… Tuo fratello non c’è?-
-Oggi no. E a casa col mal di pancia-
-E il tuo amico?-
-Nemmeno lui c’è oggi. Non so che dirti. Ma poi che te ne frega?-
-Ehi, calma, non ti ho chiesto nulla- sospirò –Senti, mi dispiace averti coinvolto-
-Non è vero-
-Un po’ sì, dai. È che ero arrabbiato e poi le lezioni di chitarra mi rubano molto tempo-
-Così hai pensato di rendere la vita, non dico impossibile, ma molto difficile, a un perfetto sconosciuto?-
-Compagno di corso, il che è ben diverso-
-Mah…- Gerard rimase a guardare un attimo la bottiglietta, ormai vuota, del suo succo di frutta –In fondo va bene così-
-Uhm?-
-Non fraintendermi, farti i compiti e passarti i test è l’ultima cosa che voglio, ma… Devo ammettere che se non fosse per questo, noi ora non staremmo qui a conversare in maniera comunque civile-
-Punto di vista interessante. Poi, a quanto ho capito, te ne intendi di musica. Cosa ascolti?-
-Iron maiden, Bowie…-
-Maddai! I Maiden piacciono un casino anche a me! Sei stato al loro concerto il mese scorso a New York?-
Incredibile, una cosa in comune ce l’avevano. Gerard sorrise, seppur in maniera un po’ amara –Non sono mai stato a New York-
-Ah, no? Eppure è a due passi da qua-
-Lascia perdere, Mikey non vede l’ora di andarci…-
-Allora digli che non si aspettasse chissà cosa quando ci andrà. È solo una grande città. Anche se, bisogna ammetterlo, vedere i Maiden lì è tutt’altra cosa che da qualche altra parte-
-E’ per questo che hai deciso di suonare la chitarra?-
-La suono da due anni. quando avevo deciso ero convintissimo a voler diventare come loro. Sai che spettacolo…-
-Capisco… E’ bello avere dei sogni grandi come i tuoi, Toro…-
-Non chiamarmi Ray, por favor- rispose subito lui –Non mi va a genio, è equivoco. Immagino tu sappia come mi chiamano per questo cognome-
-No, non lo so- Ray lo guardò di sottecchi. Gerard sospirò –D’accordo. Torosaurus-
-Capisci che per me è umiliante?-
-Però è il tuo nome-
-A dire il vero il mio nome completo è Raymond Manuel Toro Ortiz. Ma ray è più che sufficiente-
-Capisco. Allora tu chiamami solo Gerard. anche Way è piuttosto equivoco come nome-
-Lo terrò a mente-
Gerard sorrise. In fondo non era malvagio come sembrava. Guardò l’orologio Devo andare, tra poco ho il corso di letteratura italiana- si alzò dalla sedia lasciando bottiglietta e vassoio –Ci… vediamo, allora…-
-Aha- Ray fece un piccolo cenno con la mano –Salutami tuo fratello- prima che gerard si voltasse lo fermò –Senti! Per… Per storia… Ecco… magari è sufficiente solo un piccolo aiuto nelle verifiche-
Gerard era sorpreso. Quella conversazione aveva preso una strana ma piacevole piega. Rise un po’ malignamente e si voltò con aria risoluta –E invece credo proprio che d’ora in poi ti sorbirai i miei aiuti e compiti… Magari con qualche errore di distrazione…-
Ray spalancò gli occhi. Forse non aveva capito la battuta.
Mentre Gerard andava in classe, notava che Frank non c’era davvero quella mattina. Non lo aveva più sentito dopo l’incontro all’ospedale. Doveva uscire con jamia quella sera, forse lei sapeva qualcosa.
 
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NiNàO___O
view post Posted on 1/8/2009, 20:09




chissà come, nonostante gli occhi si chiudano dalla stanchezza, dopo un intero giorno di viaggio e due sole ore i sonno da giovedì sera, trovo ancora la forza di leggere la tua ff. Bella. Continua così.
 
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_Nemesi____
view post Posted on 5/8/2009, 19:36




Grazie per il tuo commento! ^^
Appena torno dalle vacanze aggiornerò ^^
 
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_Nemesi____
view post Posted on 20/8/2009, 14:08




Salve! Eccomi tornata dalle vacanze! E, appena possibile, aggiornerò! ^^
 
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_Nemesi____
view post Posted on 22/8/2009, 12:30




Ecco finalmente un nuovo capitolo!

Capitolo 4 – Assenza

Da quello che era riuscito a sentire da Jamia, Frank quel giorno a scuola non si era presentato per un’influenza. Diceva che aveva preso freddo durante un’improvvisata a casa sua, contravvenendo come al solito alla “punizione” della madre.
Nemmeno Mikey era venuto a scuola. Diceva che aveva tosse e mal di pancia. Anche se la tosse la simulava nel peggiore dei modi. Ma Gerard non fece domande, di prima mattina, pensava di avere tutto il tempo per chiedere spiegazioni a suo fratello, mentre non sapeva quando avrebbe rincontrato Frank.
Sarebbe andato a casa sua il giorno stesso, decise.
Il suono del pugno verso la porta era molto lieve, e Gerard non riusciva mai a spiegarsi come in quella casa riuscissero a distinguerlo, dato che Frank molto spesso strimpellava con la chitarra a tutte le ore e a volume alto.
-Oh, ciao, Gerard!- rispose Linda, la madre di Frank –Accomodati, Frank è in camera sua-
Nonostante avesse l’influenza, continuava a suonare la chitarra a volume alto, altissimo. Nemmeno il rumore della porta si sentiva, nemmeno i passi di Gerard. e dovette dirglielo a gesti di abbassare o quantomeno smettere di suonare.
-Cosa vuoi?- chiese Frank apparentemente tranquillo
-E’ diventato reato fare visita a un amico malato?-
-Ma tu lo sai benissimo che non sono malato-
-E allora perché a scuola non c’eri?-
-Non mi andava di andarci. Allora? Cosa c’è?-
-Sono stato sciolto dall’impegno di fare i compiti a Ray-
-Ah, congratulazioni- disse con tono piatto. Ma poi gli venne un dubbio –E di me non ha detto nulla?-
-Se pensi che ti abbia perdonato… Bè, credo di no-
Frank imprecò tra i denti. Poi chiese –E Mikey?-
-A casa con un presunto mal di pancia-
-Io e Mikey a volte siamo proprio in sintonia!- rispose Frank con occhi quasi sognanti –Andiamo a trovarlo? Immagino che subito dopo la scuola sei venuto qua, vero?-
-Anche tu dovresti essere malato-
-Ma mica posso stare male tutto il giorno. Dai, andiamo!-
E inevitabilmente vi fu la grande domanda della signora Iero –Frank, dove vai? Non stavi male?-
-Sono guarito, vado a trovare Mikey che sta il doppio del male, torno per cena, ciao ciao!-
-Ci vediamo, signora Iero- disse Gerard un po’ imbarazzato e salutando con un lieve cenno della mano.
Nessuno dei due si immaginava quello che sarebbe successo una volta arrivati a casa Way. Nessuno poteva aspettarsi cosa ne sarebbe seguito, trovando la stanza di Mikey vuota. La madre disse che era andato a comprare qualche medicina, e non era ancora tornato.
Aspettarono, tutti quanti, 5, 10, 30 minuti. Un’ora, e ancora un’altra. Fino al tramonto.
Cazzo, forse era il caso di andare a cercarlo.
-Potrebbe essersi sentito male, potrebbe essere svenuto per strada…- disse Gerard –Mamma, vado, riprendo e torno-
-Ma…-
-Ci sarò anch’io, signora- disse Frank seguendo Gerard alla porta –Non si preoccupi, riporteremo suo figlio a casa e, già che ci siamo, gli daremo anche qualche sculacciata-
In farmacia non c’era, anche perché era chiusa. Non era al parco, non era a scuola, non era a casa di qualche conoscente o amico, non era seduto su qualche sperduta panchina, niente di niente. merda, dov’era finito?
-Non sarà scappato di casa?- chiese Frank, tanto per rompere il silenzio snervante.
-Anche se fosse, dove potrebbe essere andato? Merda, che cazzo gli prende d’un tratto a quello là?!-
-Non parlare così, anche se sei preoccupato…-
-Cosa cazzo vuoi capirne tu, che sei figlio unico? Lasciami pensare ora…-
Ma Frank non diede molto peso a quelle parole. Anzi, lo guardo con un sorriso intenerito.
E Gerard, disperato, andò dall’ultima persona che poteva vederlo.
Un campanello precedette uno scatto alla porta e la figura di un ragazzo alto, molto simile alla persona che cercavano, che li guardava incuriositi.
-Hola ... ¿Puedo ayudarle?-
-Ehm… Salve… Ray… Ray?-
-Oh, sí, Ray ... Espero que llamar ...- con passo sveltò e avoce squillante, chiamò Ray –Ray! Ray! Tenemos amigos aquì!-
E poco dopo apparve Ray, in pantofole, e incuriosito da quella visita inaspettata. Dopo la conferma che Mikey non era a casa sua, incredibilmente decise di aiutare Gerard e Frank a cercarlo, cercando di ignorare il più possibile Frank.
-Aspettate solo due secondi che mi cambio le scarpe… Hermano! Repollo donde poner mis zapatos?!-
-Non sapevo parlassi spagnolo- disse Frank una volta fuori casa, a cercare Mikey
-Sono portoricano, avresti dovuto capirlo dalla mia fisionomia, amigo-
Frank lo guardò un po’ male.
Gerard era ormai nervoso a livelli stratosferici.
-Dove cazzo si è cacciato, porca di quella puttana?!-
-Calmati, e cerchiamo di ragionare… Ormai è chiaro che il signorino sia scappato di casa- disse Ray meditabondo –Bisogna capire dove… Dove potrebbe scappare una persona?-
Frank rispose con insolita disinvoltura –Se io dovessi scappare di casa andrei da Jamia. Mi sentirei al sicuro-
-Non credo che Mikey sia andato da qualche amore- rispose Ray
-Allora sarà in un posto che a noi non verrebbe mai in mente- concluse Frank
-E invece sì…- disse Gerard, come illuminato da qualche idea geniale –Anch’io, se dovessi scappare di casa, andrei in un posto dove mi sento al sicuro… Il più possibile al luogo dei miei sogni…-
-Cioè?-
-Cioè che Mikey è andato a New York, e non ho idea se sia ancora in viaggio o sia già arrivato. E dobbiamo andarci anche noi. Domani alle 7 ci troviamo davanti a casa di Frank, okay? Ray, fatti spiegare la strada. Buonanotte- e se ne andò, senza dare il tempo di rispondere. Anche perché, dalle facce che facevano i due, sembrava non esserci nessuna obiezione, specie da Frank.
 
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_Nemesi____
view post Posted on 24/8/2009, 13:22




Capitolo 6 – Viaggio

Stava succedendo un casino a casa. La polizia era stata avvertita, la foto di Mikey era sparsa dappertutto, a scuola le voci giravano, ma Gerard non disse mai che era a New York, con ogni probabilità. Voleva essere lui a trovarlo e riportarlo a casa, ma non aveva scusa adatta per la sua partenza. Così disse che sarebbe partito verso una meta ignota per pensare. Scusa patetica, ma forse i genitori, troppo preoccupati per Mikey, non fecero domande. Mentre la nonna lo guardava di sottecchi. Forse aveva sospettato che stava andando a cercare il fratello, e lo volle lasciar fare.
Come poteva aspettarsi, Gerard trovò davanti casa di Frank lui con Ray, ancora pieno di sonno.
-Bene, ci siamo- disse Gerard prendendo un bel respiro –Soldi?-
Frank e Ray tirarono fuori diverse banconote di dollari.
-Cibo?-
Aprirono gli zaini, ricolmi di schifezze varie
-Ok, ci siamo-
-Un momento!- disse Frank risoluto –La Coca Cola! Fortuna che l’ho portata io!-
Ray sbuffò –Muoviamoci… Non vorrei rovinarmi la giornata-
Arrivati alla stazione ferroviaria però si accorsero che dovevano sbrigarsi. Avevano letto qualcosa come una partenza imminente per New York, e sentivano diversi fischi di treni pronti a partire.
-Frank, corri a farci il biglietto!- dissero in coro Ray e Gerard mollandogli i soldi. Frank ci mise in effetti poco, allegro portò i soldi ai suoi compagni, corsero a timbrarloe salirono sul treno che stava per partire.
-Fiuuuuu… Per un pelo…-
-Ed è anche vuoto questo treno! Possiamo riposarci finchè non arriviamo-
Ci fu un po’ di silenzio, sguardi che si incrociavano, teste rivolte verso il finestrino che mostrava un treno in corsa, sfrecciare lungo il paesaggio del New Jersey.
-Però… Però se ci sbagliassimo? Magari non è a New York…-
-E’ per forza a New York… E se non è a New York è la volta buona che lo ammazzo- rispose immediatamente Gerard.
frank non ascoltava, impegnato com’era ad ascoltare la musica. Teneva il tempo battendo impeccertibilmente un piede per terra, e con un lieve gesto della mano simulava di suonare una chitarra. E quando si immedesimò nelle note non poté fare a meno di cantare.
-I was a young boy that had big plans… Now I’m just another shitty old man… I don’t have fun and I hate everything the world owes me, so fuck you…*-
Non si accorse nemmeno che era arrivato il controllore che richiedeva ripetutamente il biglietto. svogliato si tolse le cuffie e porse il biglietto.
Perché il controllore controllava male quei biglietti? La risposta fu la peggiore che potessero sentire tutti e tre, soprattutto Gerard. ora sì che si infuriava.
-Questi biglietti sono per New York- disse il controllore
-Sì- risposero tutti e tre. Ovvio, no?
-Ma vi siete accorti che questo treno va a Chicago?-
Co… Come?
-CHEEEEEEEEEE? CHICAGO?!- Frank si fece sentire da tutti i pochi passeggeri, e si affacciò al finestrino disperato.
-Ma… Ma… Andavamo di fretta e… Abbiamo preso il primo treno che stava per partire… Senza leggere dove andava…- Gerard si portò le mani sulla testa, sull’orlo di un pianto isterico –Abbiamo sbagliato treno…- la voce si fece leggermente più stridula –Non ci posso credere…-
-Mierda, que eran deficientes, ahora que sabe dónde vamos a acabar, yo sabía, yo sabía, yo sabía ... Mierda, yo sabía…-
Ma il controllore non poté che mostrarsi magnanimo con loro. Poverini, avevano sbagliato treno, e si vedeva che non era loro intenzione –Aspettate di arrivare a Chicago, da lì potrete prendere un treno per New York con più calma…-
Gerard cercava di ritrovare la calma, ma niente –Devo andare al bagno… Adesso, subito…-
Tremava, ansimava, si accendeva la sigaretta a fatica. Non ce la fece più: le lacrime uscirono da sole. Si guardava allo specchio e si diceva che era un orrore. Portò la mano sulla faccia –Dove cazzo sei, Mikey? Cazzo…-
Non poteva stare ad ascoltare musica per tutto il viaggio, diamine. Questo si diceva Ray, sperando con tutto il cuore che quell’orrendo lettore di cassette si guastasse o quantomeno si scaricasse la batteria. E invece niente. Frank continuava imperterrito a canticchiare ogni canzone…
-It’s control! Control of what we do and say… But you’ll never gain control-control-control…*-
-Ehi…- esordì Ray
-Is to value life, to move a factory now…-
-Iero… Spegni quella cazzo di roba…-
-Tha place that you can most easily fuck those…-
Spazientito, Ray stacco le cuffie da Frank, spense il lettore e sequestrò le cassette.
-Ehi! Ridammelo!-
-Possibile che in una situazione simile tu pensi a cantare?! Dannazione, prendi le cose più seriamente!-
-Cosa vuoi che faccia, che mi metta a piagnucolare?! Ormai siao su un treno per Chicago, e che ci piaccia o no, dobbiamo scendere a Chicago, visto che questo è diretto! Ora ridammi quelle cassette e non scassarmi le palle!-
-Tu e la tua presunzione del cavolo! Potresti anche dare qualche parola di conforto a Gerard che…-
-Stammi bene a sentire: conosco Gerard da più tempo di te. Tu all’inizio lo stavi costringendo a fargli i compiti… E ora mi vieni a fare la predica?!-
-Aaah, faresti meglio a tornatene dal tuo paparino, poppante…-
Frank stava alzando il pugno, quando la mano di Gerard, uscito dal bagno, lo fermò. Aveva lo sguardo vuoto, ma sembrava stare meglio.
-Calmati, Frankie. Non è il caso di rompere il naso al nostro compagno di viaggio. Senza contare che gli hai rotto la testa. Cercate di andare d’accordo, non ho nessuna voglia di sentirvi bisticciare per tutto il tempo- guardò Ray –Ridagli quelle cassette. Almeno se ne starà buono senza fiatare fino a Chicago-
Ray, riluttante, gli restituì le cassette –Non canticchiare e sbattere i piedi per terra…-
-Posso respirare, Hitler?- disse Frank in tutta risposta
Gerard sbuffò. Sperò almeno che non accadesse qualcosa di peggio.


• The Grouch – Green Day
• No Apologo – Anti Flag
 
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_Nemesi____
view post Posted on 26/8/2009, 17:16




Nuovo capitolo!

Capitolo 7 – Aiuto

Ora che erano arrivati, più che ragazzi alla ricerca di un loro amico sembravano turisti. O almeno, Frank lo sembrava. Non faceva altro che ammirare e urlare a destra e a manca “quanto è bello questo, quanto è bello quello”. Ray cercava di mostrare pazienza, mentre Gerard era intento a pensare a tutt’altre cose.
-Mancano ancora tre ore al prossimo treno…-
-Non c’è molto da fare, Gerard- rispose Ray –A meno che tu non voglia fartela a piedi, ci tocca aspettare. E sarà meglio per noi scegliere la seconda opzione-
-Per una volta il capellone ha ragione- disse Frank –E poi possiamo approfittarne per ammirare Chicago! Non mi aspettavo che fosse così bella! Certo, niente batterà il New Jersey, ma anche questo posto non è male. Insomma, Mikey ci sta regalando un’esperienza in più! gli darò una sculacciata in meno per questo!-
Ma Gerard non ne era convinto. Per forza di cose: come fai a rilassarti quando tuo fratello è scomparso e tu hai sbagliato treno?
Un caffè era quello che ci voleva. O una birra. Anzi, no, meglio il caffè: non era proprio il caso di buttarsi in qualche alcolico, altrimenti erano capaci di arrivare in Alaska. E poi il caffè era la bevanda preferita di Mikey; un po’ per gioco un po’ per convincersi che non era poi così lontano, chiese una pausa caffè. Urgente.
Entrarono in un bar piuttosto appartato, in periferia, un locale old fashion, dallo stile molto ricercato, e con una musica jazz di sottofondo. Luci soffuse, tavoli rotondi circondati da divanetti e lampadine. C’era anche un piccolo palco, ma era vuoto, se non per un pianoforte e per un paio di uomini che maneggiavano con qualche amplificatore.
Un posto rilassante, quello che ci voleva, senza contare che sembrava un posto dove la gente si faceva gli affari propri.
-Ora che ci siamo un po’ rifocillati…- esordì Ray, una volta finito il pacchetto di patatine –Vi andrebbe di fare un piccolo e veloce punto della situazione?-
Frank ingoiò velocemente la Coca Cola –Mikey è a New York, noi siamo finiti per sbaglio a Chicago, abbiamo un treno tra un’ora e 35 minuti, il mio lettore di è scaricato, Gerard non si calma e tu vuoi mostrarti brillante. Fine- tornò a scolarsi di Coca Cola
-Un momento- disse Gerard prima che potesse scoppiare una litigata –Ogni minuto che passa è uno svantaggio per noi-
-Credi che Mikey possa andarsene?-
-Dopotutto, com’è andato può tornare…-
-Magari in questo momento ha preso un treno per il New Jersey e la sua è voluta essere solo una scampagnata nella Grande Mela-
-No, Mikey non è il tipo. Non se ne va di casa senza dire nulla a nessuno, tantomeno a me, per una scampagnata. Può darsi che voglia andare da qualche altra parte, ma non riesco a pensare dove-
-Scusate, non la state facendo troppo facile?- chiese Frank –E’ vero, è molto possibile che se ne sia andato da solo, ma se ora che è a New York avesse incontrato qualche malintenzionato? New York è grande, rispetto a Belleville è praticamente il mondo, e Mikey non c’è mai stato, non sa niente di niente di lì. E nemmeno noi sappiamo come muoverci da quelle parti…-
-Per fortuna abbiamo Ray- disse Gerard –Lui è già stato a New York-
Ray fece un sorriso compiaciuto.
Purtroppo, anche scervellandosi, non trovavano una soluzione, ma in compenso la preoccupazione cresceva. Frank cercò comunque di risollevare il morale.
-Oh, stanno per iniziare un concertino. Hanno appena portato degli strumenti. Magari fanno qualche cover…-
-Se anche la fanno, non credo della musica che ascolti tu- rispose Ray, osservando attentamente gli strumenti e chi li portava –Però, si mantengono bene… Ho sempre desiderato una Epiphone, peccato che costano…-
-Davvero? Anch’io!- disse Frank
-Però tu sembri così piccolino… Avresti la forza di portare una Epiphone? Scommetto che suoni una Fender-
-E che ci vuole? Basta un po’ di allenamento. Sarò basso per la mia età, ma non un pappamolle. E la Fender rimane comunque una delle chitarre più apprezzate. Ed economiche-
Ray fischiò –Ti avevo sottovalutato… Quanti anni sono che suoni?-
-Da quando avevo 11 anni, per essere precisi a fine mese saranno 4 anni che la suono-
-Però da come parli sai il fatto tuo-
-Il merito è del cantante dei Green Day, Billie Joe Armostrong. Mi è bastato vederlo in tv una sola volta e bam! Illuminazione!-
E mentre loro chiacchieravano sulla musica, lasciando finalmente da parte i loro dissapori, Gerard osservava i musicisti del palco, tanto per buttare l’occhio. Non riusciva a togliersi dalla testa Mikey.
Qualcosa però catturò la sua attenzione, anzi, l’attenzione di tutti. Un signore mezzo pelato, maglietta nera dei Metallica e con la barba, sgridava a voce non molto bassa un ragazzo biondo, che guardava i fili per terra con rabbia.
-Ti ho detto mille volte di stare attento! Per poco non ammazzavi tutti con quei fili! Possibile che non hai imparato nulla?! Vuoi essere licenziato, moccioso?-
-Mi perdoni, non succederà più- rispose semplicemente il ragazzo.
-Fila di là a sistemare le ultime cose! Tsk… Questi ragazzini…-
Gerard a quel punto si alzò –Vado in bagno… Torno subito-
Camminava quasi strisciando i piedi per terra. Fu forse questa la causa che lo fece ritrovare col mento per terra. O forse c’era dell’altro.
-Oh, cielo, mi dispiace! Ti sei fatto male?-
-No, no… Cioè, sì, però non fa niente…-
Il ragazzo biondo di prima gli tese la mano –Scusa, scusa, scusa…-
-Ma no, ma no… Piuttosto… Non ti separi da quei fili?-
-Se succedesse qualcosa a questi fili la qualità del suono ne risentirebbe. Stai andando in bagno? Anche io-
-Lavori qui?- chiese Gerard senza nemmeno fare le presentazioni. Aveva bisogno di tenere la mente occupata con qualcos’altro. parlare con quel ragazzo forse faceva bene.
-Sì, a casa ho un po’ di problemi e cerco di contribuire. Poi mi piace lavorare in mezzo agli strumenti musicali. E credo di riuscirci piuttosto bene, è quello stronzo del signor Thomas che ha sempre da ridire. Non capisce che i fili non vanno calpestati troppo, e soprattutto non cura gli strumenti come si devono. Prima stava prendendo a calci le casse di una batteria, e per poco non lo mandavo a quel paese, ma poi penso sempre che alla fine mi paga bene, e quindi meglio non farlo incazzare…-
Gerard ascoltava, passivo. Quel ragazzo chiacchierava molto. Chissà se tutti quelli di Chicago, o i cittadini in generale, erano così. Inoltre, sembrava che lavorare non gli pesasse affatto, nonostante fosse un ragazzo.
-A proposito, tu come mai da queste parti? Non sembri di Chicago. Anzi, non sembri proprio di città-
-Vengo dal New Jersey-
-Eeeeeh?! E che ci sei venuto a fare qui?! La band che si esibisce oggi non è mica così famosa!-
-Un errore di navigazione-
-Stai cercando un’altra India passando per ovest?*-disse ridendo
-Più che India, direi un evaso- sospirò –Mio fratello è andato a New York di nascosto e per sbaglio sono finito qui con i miei amici. Aspettiamo un altro treno e ripartiamo-
-Cavoli. In bocca al lupo, allora-
-Crepi..-
-Non sembri un tipo a cui piace viaggiare-
-Al contrario… Gerard frugò nella tasche, senza trovare nulla –Merda…-
-Ne vuoi una?- disse il ragazzo offrendogli una sigaretta
-Grazie… Comunque, il problema è che non sono mai stato a New York-
-Davvero? Eppure il New Jersey è vicino! Io ci vado praticamente sempre, per lavoro. Il signor Thomas è abbastanza richiesto come tecnico, anche al di fuori dell’Illinois-
Continuarono a chiacchierare, cioè, quel ragazzo parlò e Gerard ascoltava. Finchè non si fece davvero tardi.
-Non voglio rischiare di sbagliare ancora treno…-
-Sei sicuro di farcela? Voglio dire, a New York…-
-Certo… Bè, mi tocca…-
-A proposito, non so come ti chiami-
-Gerard… Gerard Way-
-Robert. Anzi, Bob Bryar- disse il biondino sorridendo –E’ stato un piacere conoscerti-
-Sì, anche per me… A presto- anche se non si sarebbero visti più
-Uaaaaaaah, che bel riposino! Ci voleva una pausa! Ora possiamo andare… Verso New Yooooooork!- disse Frank esuberante.
-Bene, la stazione è da questa parte…-
Si sentirono altre urla, dal locale. Gerard pensò che evidentemente Bob ne aveva combinata un’altra, ma non ci diede molta importanza.
Avevano ormai attraversato la strada, quando vennero fermati da una voce.
-Io conosco una scorciatoia per arrivare prima alla stazione-
Gerard lo guardò di stucco –Bob? Che fai qui?-
-Eh eh eh… Mi hanno licenziato!- disse ridendo –E, visto che non ho niente da fare, e voi dovete andare a New York senza supporto, perché non imbucarmi? Sempre che per voi non è un problema-
-No, ci fa comodo un aiuto in più- disse sbrigativo Ray. gerard lo guardò, capendo al volo le sue intenzioni, in effetti faceva comodo.
-D’accordo. Benvenuto a bordo, Robert-
-Vi prego, chiamatemi Bob- rispose lui sorridendo.

* Bob scherza sul fatto che Gerard abbia sbagliato meta, in quanto l'America è il frutto di un errore di navigazione. Cristoforo Colombo voleva infatti raggiungere le Indie viaggiando verso ovest e non est com'era più ovvio
 
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27 replies since 6/7/2009, 22:36   256 views
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