I Lost My Fear Of Falling, Un vero e proprio esperimento :O

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» Elyon
view post Posted on 8/3/2010, 23:46




Alluooooora, la vostra cara Nemesi (per chi non mi avesse riconosciuto, sono Nemesi! Le targhette in fondo alla mia firma lo comprovano, come i link xD) ha voluto cimentarsi in un nuovo esperimento di fan fiction. Devo ammettere che la cosa mi intriga assai *faccina che fa su e giù con la testa*
L'ho inizialmente postata su efp, qualcuno la legge ma nessuno resencisce .-. E di conseguenza non so se piace o meno e se ci sono eventuali correzioni da fare per renderla interessante, maaaaaaaaa, visto che la leggonoe tacciono si vede che andrà bene, boh.
Ma lasciamo stare queste tristi elucubrazioni, e procediamo.
Mi affido al vostro parere. *inchino*

I Lost My Fear Of Falling
Prologo



Ormai è un’ora che sono lì dentro.
Stanno ultimando gli accordi.
Ecco, si stringono la mano, nonostante si odiano a morte.
L’uomo mezzo pelato davanti a loro gli fa firmare diciannove documenti.
Ecco, ora è tutto deciso.
Devo andarmene. E di corsa, anche.
Stringo a me Papaya. Trattengo le lacrime.
Prendo la valigia e, senza che mi chiamino, sono già davanti alla porta, sull’attenti.

I



Se un cane potesse parlare, come descriverebbe l’essere umano?
Molti dicono che ne parlerebbe come un essere abominevole.
Altri dicono che gli farebbe le feste.
Ovviamente, molto dipende dall’educazione che riceve un cane, dal padrone, e se il cane in questione è randagio, abbandonato o appena adottato.
L’uomo invece pensa che il cane sia il migliore amico dell’uomo. Perché si affeziona al padrone e per nulla al mondo lo abbandona.
Quindi si può sempre contare su di lui, in tutto e per tutto.
Ma non è come dire, in parole povere, che ci si può sempre approfittare di un cane, consci del fatto che non ci abbandonerà?
Non si chiama opportunismo?
Comunque, una cosa era certa: quei pensieri se li sarebbe tenuti ancora una volta per sé, conscia del fatto che pochi l’avrebbero ascoltata e pochissimi l’avrebbero capita.
Specie un cane. Con lui è impossibile fare conversazione, soprattutto se si sta occupando di sfamarsi.
« Buona la pappa, eh? » la cosa assurda era che, per quanto si faceva quei monologhi sulla coscienza del cane, e constatando quanto fosse inutile parlare con lui, era che non poteva fare a meno di rivolgergli la parola.
Forse gli parla proprio perché, tanto, qualunque cosa dica, sa che il cane non risponderà, né tantomeno potrà contraddirla o sgridarla.
Non c’aveva mai pensato. Sì, dev’essere per forza così.
« Jen! Ehi, Jen! Puoi rientrare un attimo? »
Con fare svogliato si affacciò alla porta finestra « Che c’è? »
« Aiutami! Ho un problema coi fili »
Sbuffò, dando un ultima carezza al cane « Torno tra un po’ » disse, rientrando in casa.
Altro quesito fondamentale: perché una madre si improvvisa tuttofare quando tutto non sa assolutamente fare? Ma soprattutto, perché, vedendo che non ce la fa, chiama in soccorso la figlia e non un buon elettricista?
Soluzione: manie di protagonismo. O forse cercava un modo per chiacchierare con la figlia.
« A proposito, Jen, hai visto la signora Finningan, stamattina? »
« Sì, ho visto. Ha una nuova pettinatura orribile. »
« Hai fatto i compiti? »
« Sì, li ho fatti. »
« Ah, ma sai la prossima settimana chi viene? Tua cugina Tracey, si è appena ripresa da una brutta malattia, poverina… »
« Allora evita di offrirle i tuoi biscotti al cocco. »
« Molto spiritosa, signorina. » la signora si allontanò, facendo strisciare per terra la vestaglia azzurra « Mi raccomando, quando esci ricordati di chiudere tutto, e dì a tuo padre di andare piano. »
Rimase a lungo nella sua stanza, in accappatoio e coi piedi nudi e bagnati sul tappeto verde smeraldo comprato in Egitto, a fissare un paio di felpe e t-shirt buttate sul letto a una piazza e mezza. Doveva solo uscire con suo padre. Bè, a dire il vero, proprio per questo ci teneva a essere sempre presentabile.
Ci mise dieci minuti prima di decidersi, poi sistemò le ultime cose nell’ampia borsa e andò a prendere il cane. Sua madre la guardò sconcertata. Aveva intenzione di portarselo in giro? Comunque, non disse nulla. Quella donna aveva l’enorme pregio di non soffermarsi molto su particolari così insignificanti.
Alla fine, era pronta, mancava solo suo padre. Che arrivò con cinque minuti di ritardo, come sempre. Qualunque orario gli dicevi, quell’uomo arrivava sempre cinque minuti più tardi.
Salutò sua madre, prese in braccio il cane e chiuse la porta lentamente, senza fare troppo rumore.
Un enorme sorriso si stampò sul suo viso appena l’uomo le fece un gesto con la mano. I suoi occhi verdi brillavano, era sempre bello vederli così vispi, soprattutto se il motivo era lei.
Salì in macchina. Lui partì subito, sorridente.
Parlarono del più e del meno su molte cose. Con lui i discorsi andavano decisamente meglio che con la madre. Era più disinvolta.
« E tua madre come sta? »
« Bene, come sempre. Oggi esce con Neil. »
« Anche il cane sembra stare bene. »
« Non c’è male. Credo che risponderebbe così, se sapesse parlare. »
« Sai, da poco si è trasferita una signora col figlio, divorziata anche lei. E anche suo figlio adora i cani, come te. Potreste fare amicizia. »
« Perché dovrei? »
Non era un’asociale, intendiamoci. Solo che non apprezzava molto il fatto che le venissero consigliate le amicizie e le frequentazioni. Con quel ragazzo ci avrebbe parlato solo perché figlio della nuova vicina, ecco tutto. Tanto, l’avrebbe visto solo una volta a settimana.
« Sempre la solita, Jennifer. Io credo invece che ti piacerà. »
« Non è che stai frequentando la madre di questo tizio e mi stai preparando all’evenienza di avere un fratellastro? »
« Jennifer, che ti salta in mente?! » arrossì leggermente.
« Non avrei nulla in contrario, eh! Anzi, ho sempre desiderato avere un poppante da maltrattare. »
« Non è un poppante, ha diciassette anni, come te. E poi se ti sentisse tua madre… »
« Non sei più tenuto a dare conto alle parole della mamma. Ormai hai una tua vita. »
Ma lui scosse la testa « Comunque, cerca di levarti dalla testa certi pensieri, Jennifer. Ma come fa il cane a starti a sentire tutto il santo giorno? »
« Se solo potesse parlare credo proprio che ci faremmo delle belle chiacchierate intelligenti, io e Dorian. »
Ed eccola, davanti a una casa accogliente. Un villino monofamiliare in stile vittoriano, con un piccolo giardino ornato da rose bianche, la passione di suo padre. Bianche, candide, come il vestito della donna che aveva sposato e pura come la creatura che era nata da quell’amore finito. Lui la vedeva così, ma lei non lo capiva. Non ancora.
Però di una cosa era certa: sua madre ci aveva rimesso a lasciare il marito.
Si tolse il cappotto e lo poggiò sul lungo divano, per poi accomodarsi su esso, lasciando che il cane venisse sul suo ventre per farsi accarezzare. Che inguaribile fancazzista.
Iniziò a fare un veloce zapping, mentre il padre apriva la porta dopo aver sentito il campanello.
Esclamò contento « Linda, buonasera! Accomodati. Jennifer, vieni qui, signorinella! »
Ecco, iniziano le presentazioni. Forza e coraggio, Jen. Li vedi solo una volta a settimana, almeno.
Allungò un po’ la maglietta, nel goffo tentativo di coprire un qualcosa di potenzialmente imbarazzante, e accennò un sorriso di circostanza. Davanti aveva una donna bruna, snella e sorridente, con accanto un ragazzo abbastanza piccolo, a momenti il cane che portava al guinzaglio era più grande di lui. Nonostante la bassa statura, aveva un’aria strafottente, e dei vispi occhi nocciola.
« Presentazioni. Jennifer, Linda. Linda, Jennifer. »
Lei sorrise « E’ un piacere, Jennifer, sei così graziosa! Questo è mio figlio Frank. » lo guardò un po’ di sottecchi « Tesoro, non essere sgarbato, saluta. » concluse con voce poco più bassa.
Lui porse la mano, sicuro di sé « Frank. » disse semplicemente.
Lei ricambiò indifferente la stretta e con voce quasi stanca disse « Jennifer. »
Linda non perse tempo e cercò di farli socializzare immediatamente. « Oh, vedo che hai un cane. Che amore! Come si chiama? »
« Dorian. Dorian Gray.*»
« Lui è Sinatra. Frank Sinatra. » disse il ragazzo senza essere interpellato, e indicando amorevolmente il cane.
La ragazza sospirò. Inutile sperare che a cena non si fermassero, di sicuro suo padre li aveva invitati.
Infatti si ritrovarono seduti tutti insieme appassionatamente a cenare, sulla tavola rotonda ben imbandita.
Naturalmente, i due adolescenti, si ritirarono prima, sedendosi sul divano, uno all’opposto dell’altro, accarezzando il proprio cane.
Frank ogni tanto buttava un’occhiata, dava l’impressione di dire qualcosa ma poi sospirava.
Ecco perché era un po’ avversa a fare conoscenze così. A parte un cane, che avevano in comune? Sembrava una cosa forzata.
« Qualche problema? » chiese Frank interrompendo i monologhi mentali della ragazza.
« No, perché? »
« Non parli. Ho pensato avessi mal di gola o seri problemi di socializzazione. »
Doveva ridere?
« Bè, nemmeno tu sembra che stia parlando molto. » disse lei in tutta risposta.
« Prima le ladies. » sorrise.
Un sorriso le scappò. E, perché no, iniziarono a parlare proprio di cani, per poi scoprire che Frank avrebbe frequentato la sua stessa scuola (l’unica vicina nel raggio di dieci chilometri).
Alla fine erano riusciti ad andare oltre il “ciao”.
« Questa è la mia Rosa Bianca! » sua padre le accarezzò la testa e disse questo, mentre l’accompagnava a casa.

SPOILER (click to view)
Commenti finali: Ed eccoci qua con una nuova storia su una delle mie band preferite, i My Chemical Romance, appunto.
Sarà che, dopo aver saputo la tragica notizia di Bob che lascia il gruppo, mi è venuta questa voglia di scrivere su di loro.
Però sono contenta. Mi è tornato molto entusiasmo. Forse scriverò una boiata scontatissima, forse mi discosterò moltissimo dalle mie idee e aspettative iniziali, chi lo sa, ma francamente non m’importa. Voglio solo scrivere.
Essendo il primo capitolo difficile potersi sbilanciare. La protagonista la trovo promettente, voglio approfondirla di più, e mi piace l’idea che abbia molti monologhi mentali (altrimenti dette pippe mentali *risata*). E poi, avendo un cane, non poteva che incontrare Frank per primo!
Comunque sia, sono abbastanza soddisfatta. Sì, mi rallegra questa cosa. Penso proprio che continuerò a scrivere.
Sarò ben felice di leggere eventuali recensioni!
E per ultimo, ma non meno importante:
* Dorian Gray immagino lo conosciate tutti, è il protagonista del roanzo di Oscar Wilde “Il Ritratto Di Dorian Gray”. Possiamo quindi intuire che la protagonista Jennifer sia una fan di Wilde. E poi, è una mia fissa: l’idea era di chiamarlo Ulrick Von Litchenstein (che è lo pseudonimo adottato da William, protagonista di Il Destino Di Un Cavaliere interpretato da un indimenticabile Heath Ledger); ma siccome Ulrick era esagerato ho optato per Dorian. Insomma, il cane di Jen doveva avere un nome imponente e sono contenta che riporti a un personaggio bello e affascinante come lui.
E poi, lo voglio io un cane da chiamare Ulrick! *risata*
Accidenti, volevo essere breve e invece neanche nei commenti finali ci riesco.
Il mio prof di italiano impallidirebbe! *risata*
Bè, la pianto qui. È l’una di notte e la stanchezza si fa sentire *risata*
Spero davvero che come primo capitolo lo troviate interessante e… Al prossimo!
Neme ♥


 
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